Gabriele Di Giulio è un atleta originario di Frattocchie (Marino, Roma) e, nonostante la giovane età, riconosce l’importanza delle sue radici. Sente, in qualità di sportivo, una forte responsabilità nei confronti della sua terra e dell’Italia tutta: “So di dover difendere e portare in alto i colori dell’Italia”. Ha 19 anni ed è motivatissimo, sa dove vuole arrivare.
Il tiro a volo era scritto nel suo destino. Gabriele, in proposito, ci racconta di essersi avvicinato alla disciplina quando aveva solo sette anni perché “tutti in casa sparavano, poi è venuto fuori che io avevo un talento particolare”.
Ha già conquistato due titoli nazionali, tre Coppe Italia a un Criterium e diversi Gran Premi della disciplina. La pedana è il suo posto nel mondo e non potrebbe essere altrimenti per uno che ha l’ambizione – a ragion veduta – di voler arrivare alle Olimpiadi: “Sono giovane e i miei sogni sono lontani, ma c’è l’ambizione di far bene e di arrivare in alto”. Ci dice anche che si impegna tantissimo ogni giorno e che gli piacerebbe vedere più giovani avvicinarsi allo sport che pratica.
Non manca di rassicurarci su quanto conti per lui anche lo studio, un’altra parte fondamentale della sua vita. Un monito dunque per i coetanei: se ci sono forza di volontà e sacrificio tutto è possibile.
Durante la chiacchierata, avvenuta in occasione della terza edizione del Premio Città di Marino 2022, evento promosso da OPES Aps (Comitato provinciale di Roma) con la collaborazione della Pro Loco di Boville, in cui l’atleta ha ricevuto il riconoscimento per meriti sportivi, ci svela curiosità interessanti sulla sua preparazione e sui rituali a cui si affida prima di iniziare una gara. In più, emozionato, ci conferma: “Ricevere un premio nella città dove sono nato, cresciuto e mi alleno è un onore”.
INTERVISTA A GABRIELE DI GIULIO
Come è nata la tua passione per questo sport?
Forse è nata un po’ per caso. Nella mia famiglia tutti erano cacciatori e amanti delle armi. Sono entrato nei campi da tiro (poligoni) da giovanissimo: avevo solo sette anni. Il proprietario del campo ha provato a farmi sparare e ha notato che avevo un talento particolare per questa disciplina. Pian piano mi sono appassionato e ho conosciuto istruttori che mi hanno portato fino a qui.
Uno sport, quello che pratichi, abbastanza inusuale per i ragazzi della tua età. Quindi da parte tua c’è la voglia di crescere e fare bene, ma anche di dare risonanza alla disciplina.
Sì, vorrei che crescesse. Mi piacerebbe far capire a tanti ragazzi che quella che utilizzo non è una semplice arma, ma un attrezzo sportivo che richiede studio e conoscenza. Inoltre, vorrei aggiungere che non bisogna avere paura: questo sport regala emozioni fortissime e belle, tutte da vivere.
Qual è il tuo obiettivo? Dove intende arrivare Gabriele?
Il mio obiettivo da atleta è l’Olimpiade. Lo sport che pratico, rispetto ad altri, non pone limiti di età: quando per altre discipline si è sportivamente “finiti”, nel tiro arriva l’opportunità per realizzarsi. Sono giovane e i miei sogni sono lontani, ma c’è l’ambizione di far bene e di arrivare in alto. Lavoro per questo.
Nonostante la giovane età hai alle spalle già un percorso importante. Cosa consiglieresti a una ragazza o un ragazzo che avesse voglia di intraprendere la tua stessa strada?
Consiglio, innanzitutto, di non avere paura dell’arma. Secondo poi, non si tratta di solo allenamento di tiro; bisogna essere predisposti e pronti a fare mille cose a livello mentale, fisico e alimentare. È dura prepararsi, perciò il sacrificio è importante. Nel complesso è uno sport molto strutturato, che regala grandi emozioni ma che richiede una forte preparazione.
Tornando a te, come ti prepari per una gara? Segui un rituale specifico a cui non puoi rinunciare?
(Ride, ndr) Fondamentale non ho un rito; prima di affrontare una gara, però, mi isolo. Devo stare da solo. Se sento troppa pressione, ascolto la musica, cose che mi rilassano e che mi fanno sentire bene. Se sono sereno, faccio qualche imbracciata e affronto la gara con tranquillità e soprattutto divertimento, un elemento che non deve mancare.
Oltre al tiro, cosa c’è nella vita di Gabriele?
Beh, lo studio!
Come concili le due cose?
Non nascondo che è molto difficile. Però ho la passione e voglio che nel mio futuro si aprano diverse strade. Questo mi spinge ad affrontare con grinta anche le giornate più difficili. Devo dare sempre il massimo e il meglio di me.
Oggi ritiri un Premio nella tua città. Oltre al fatto di ricevere un riconoscimento, cosa significa per te ritirarlo qui?
È molto importante. È la città dove sono nato, cresciuto e mi alleno. È un onore, sono molto contento. Sento di avere una responsabilità in quanto atleta. So di dover difendere e portare in alto i colori dell’Italia tutta.
Il tiro è uno sport individuale. Segui anche gli sport di team?
Sì, lo sport mi piace tutto. Ammiro moltissime personalità che ne fanno parte. Lavorare in team, insieme, significa generare unione ed essere competitivi per raggiungere grandi risultati.
In questa chiacchierata hai parlato di coraggio, forza di volontà, sacrificio, divertimento e ambizione. Manca qualcosa?
Voglio dire a tutti i giovani che se hanno voglia di avvicinarsi a questo sport di farlo. Perché le emozioni sono forti, a ogni piattello che si spara. Le soddisfazioni che arrivano a livello personale e professionale sono importanti. Sarei felice che più ragazze e ragazzi conoscessero il tiro a volo e che lo praticassero.