Ondate di calore estreme, un progetto analizza l’impatto su 9 città del medio Adriatico

Allagamenti da piogge intense. Danni al patrimonio pubblico e privato e pure alle produzioni agricole. Siccità, esondazioni fluviali, trombe d’aria, frane e mareggiate sempre più violente e frequenti. Temperature estreme, con lunghe notti tropicali e bolle di calore che perdurano anche per due settimane. Sono questi alcuni degli effetti dell’innegabile cambiamento climatico e del surriscaldamento del Pianeta che si riscontrano lungo la Penisola. Ma c’è un altro dato che è al centro di indagini e studi epidemiologici: il numero di morti in occasione di eventi che non possono più essere etichettati come eccezionali.

Lo scarso anno il clima ha provocato in Italia 209 decessi ogni milione di persone. Un numero impressionante che issa la Penisola al secondo posto della triste classifica europea per numero di morti causati dal caldo. Davanti all’Italia c’è solo la Grecia (393 morti per milione di persone), mentre la Spagna è terza con 175 vittime ogni milione di abitanti.

Che il climate change abbia conseguenze sulla salute è ormai chiaro. Studi scientifici, come la pubblicazione del LancetExcess mortality attributed to heat and cold: a health impact assessment study in 854 cities in Europe”, e pure il progetto europeo LIFE+ A_GreeNet, un’iniziativa cofinanziata dalla Comunità Europa che ha l’obiettivo di rendere le città della costa medio-adriatica più resilienti e meno vulnerabili alle ondate di calore, lo evidenziano.

ondate di calore, pubblicato il rapporto dell'osservatorio clima e salute del progetto Europeo LIFE+ A_GreeNet
Ondate di calore estremo in Italia (Photo Shutterstock ID 2187538929)

Calore estremo nel 2023: i dati di 9 comuni della costa marchigiana ed abruzzese

Se la ricerca della rivista scientifica inglese ha preso in considerazione un arco temporale di 20 anni (dal 2000 al 2019) e 854 città di 30 Paesi europei (per quanto riguarda l’Italia sono state analizzate 87 località, tra cui Ancona e Pescara che si trovano sul versante medio-orientale), il progetto LIFE+ A-GreeNet, che ha altresì dato vita all’Osservatorio Clima e Salute [clicca qui per accedere al sito e alla mappa del rischio climatico nelle città italiane], si è focalizzato su 9 comuni costieri di Marche e Abruzzo. Oltre ad Ancona e Pescara, sono finite sotto la lente d’ingrandimento pure le municipalità di San Benedetto del Tronto, Alba Adriatica, Martinsicuro, Giulianova, Pineto, Roseto degli Abruzzi e Silvi.

Il quadro emerso dal primo rapporto è stato definito allarmante, non solo dal punto di vista degli eventi estremi (35 fenomeni tra il 2010 ed il 2024) ma anche delle vittime ad essi correlate. Durante l’estate del 2023, per colpa del caldo estremo, nelle città costiere analizzate è stato constatato un eccesso di mortalità rispetto al quadriennio 2015-2018. A pagare il conto più salato sono state le località abruzzesi. I numeri delle morti seguono un preoccupante trend di crescita, anche triplo rispetto al 2015. Nelle due città marchigiane, invece, è stato segnalato un numero elevato di accessi alle strutture ospedaliere da parte di pazienti considerati fragili per via del loro quadro clinico.

I dati evidenziati dal rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute

Pescara

Emblematico è il caso di Pescara. 145 persone hanno perso la vita nel capoluogo di provincia a causa delle eccessive ondate di calore nel corso del mese di luglio. Un numero che si avvicina al triste primato del 2015, quando i decessi a causa del caldo estremo (punte di 36° C nel settimo mese dell’anno) furono 152.

Alba Adriatica

Anche Alba Adriatica ha vissuto il periodo peggiore a luglio. Per 20 giorni, le temperature hanno superato i 30° C (la media della temperatura massima registrata in città dal 1951 al 2000 è stata di 28,7 ° C). Il perdurare del caldo è attribuibile alla causa del decesso di 18 persone, un dato di tre volte superiore rispetto al 2016 e doppio rispetto al 2017.

Martinsicuro, Giulianova e Pineto

A Martinsicuro, dove le notti tropicali sono state 38 nel periodo tra giugno e luglio, il cambiamento climatico ha provocato la morte di 40 persone, equamente suddivise tra i due mesi in questione.

Per Giulianova e Pineto, invece, il mese più critico è stato agosto. Le giornate con massime oltre i 30° C sono state rispettivamente 18 e 14, mentre per quanto riguarda l’indice di mortalità del 2023 è in linea con i mesi più torridi del 2017 (29 decessi nel 2017 contro i 26 nel 2023 per Giulianova e 14 morti sia nel 2017 sia nel 2023 a Pineto).

Roseto degli Abruzzi e Silvi

Il mese di agosto è stato torrido e funesto altresì per il comune teramano di Roseto degli Abruzzi. Per 17 giorni, tra l’1 e il 4 e tra il 16 ed il 28 agosto, la colonnina di mercurio è schizzata oltre i 31° C. Le morti correlate all’eccessiva ondata di calore sono state 30, un numero di vittime doppio rispetto al 2015 e superiore di 2 unità se confrontato con i decessi degli anni 2016 e 2017.

Situata a 16 chilometri più a sud rispetto a Roseto degli Abruzzi, Silvi ha evidenziato un eccesso di decessi nel mese di giugno. Rispetto al quadriennio 2015-2018, quando sono decedute rispettivamente 10, 11, 10 e 8 persone, le vittime sono state 19.

ondate di calore, pubblicato il rapporto dell'osservatorio clima e salute del progetto Europeo LIFE+ A_GreeNet
Ondate di calore estremo in Europa. Il primato di morti per milioni di abitanti, nel 2023, spetta alla Grecia, seguono Italia e Spagna (Photo Shutterstock ID 2191333699)

L’analisi del rapporto: cambiare le città per contrastare i cambiamenti climatici e le ondate di calore

Il primo rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute non è solo un mero bollettino che elenca il numero di decessi correlati ai fenomeni estremi di calore. Non può essere neppure considerato come una fotografia sulla situazione delle 9 città prese in esame, perché propone altresì un’analisi per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il documento finale, infatti, sottopone all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica una serie soluzioni pratiche per adattare le città agli effetti sempre più intensi del cambiamento climatico. Realizzare una pianificazione urbana a lungo termine, con l’intento di ridisegnare gli spazi urbani in modo da evitare la cementificazione e l’utilizzo di superfici impermeabili o con poca capacità di riflettere il calore, è un dovere di ogni amministrazione pubblica. Il verde urbano e le cosiddette infrastrutture blu devono essere considerati dei concetti chiave per il futuro dei centri abitati.

La creazione di parchi, giardini e spazi verdi all’interno delle città, così come l’installazione di vasche d’acqua o fontane e la realizzazione di laghetti urbani, risulta indispensabile per offrire zone di ombra e di fresco ai cittadini, ma anche per migliorare la qualità dell’aria, ridurre l’inquinamento, favorire la biodiversità ed evitare il fenomeno delle isole di calore.

Un rapporto utile alle amministrazioni locali e pure ai cittadini

Il rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute – come recita la dichiarazione di Rosalba D’Onofrio, docente di Architettura dell’Università di Camerino, partner del progetto LIFE+ A_GreeNet – lancia un chiaro monito: il cambiamento climatico è una realtà ormai innegabile e le città devono adattarsi rapidamente per affrontare le nuove sfide poste dalle ondate di calore e dagli eventi climatici estremi. Solo attraverso l’adozione di soluzioni sostenibili e una pianificazione urbana lungimirante sarà possibile garantire la vivibilità delle città e la protezione della salute pubblica nei prossimi decenni”.

Il rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute – continua la D’Onofrio – rappresenta un monito ineludibile per tutti coloro che si occupano di pianificazione urbana e architettura: il cambiamento climatico non è più un’ipotesi futura, ma una realtà tangibile e pericolosa, che impone una risposta immediata. Le ondate di calore che colpiscono sempre più frequentemente le nostre città, causando gravi impatti sulla salute pubblica, dimostrano quanto sia urgente ripensare il modo in cui costruiamo e gestiamo lo spazio urbano”.

Se l’accento della Professoressa D’Onofrio è posto sul ruolo di architetti e assessori all’urbanistica, Legambiente sposta l’attenzione sulla necessità di sensibilizzare i cittadini.

Le città del Medio Adriatico – aggiunge Nicola Corona, project manager di Legambiente – stanno vivendo una crisi climatica senza precedenti, e i dati allarmanti emersi dal rapporto dell’Osservatorio Clima e Salute non lasciano spazio all’indifferenza. È fondamentale investire nel verde urbano, ampliando parchi, giardini e tetti verdi, per creare spazi che possano assorbire il calore e migliorare la qualità della vita. La sensibilizzazione dei cittadini è altrettanto cruciale: dobbiamo educare la popolazione a comportamenti adeguati durante le ondate di calore e creare reti di protezione per chi è maggiormente esposto ai rischi. Questo progetto europeo è un’opportunità straordinaria per cambiare rotta, ma richiede la collaborazione di tutti – amministrazioni, cittadini e istituzioni – per garantire un futuro più sostenibile e sicuro“.

Il Piano Regionale di Adattamento al Cambiamento Climatico presentato dalle Marche

L’invito di Legambiente è stato raccolto da Palazzo Raffaello. La Regione Marche, infatti, si appresta ad adottare il Piano Regionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (PRACC). Alla fine di ottobre, la giunta, su proposta dell’assessore all’Ambiente Stefano Aguzzi, ha presentato al consiglio regionale un documento sintetico, corredato da apposite appendici di approfondimento, che descrive sia il quadro attuale sia i possibili scenari futuri. I modelli scientifici di riferimento hanno elaborato una situazione in sostanziale peggioramento. L’incremento delle temperature, la differente distribuzione stagionale delle piogge e le mareggiate, proprio per gli effetti che causerebbero, impongono alla Regione governata da Francesco Acquaroli di avere una strategia per affrontare il climate change da un punto di vista sociale, ambientale ed economico.

Il piano, che si caratterizza per una governance operativa multi-settore, per un approccio scientifico e per un percorso di partecipazione che vede coinvolti diversi stakeholder, si prefigge di delineare le linee d’azione e di definire un programma di monitoraggio delle attività negli anni seguenti alla sua approvazione.

 

 

Immagine di copertina: Photo Shutterstock ID 2332091791 | Fotografo: Massimo Todaro

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