Il 27 gennaio ricorre il Giorno della Memoria. Ricordare le vittime della Shoah, l’orrore delle deportazioni, dell’antisemitismo, dello sterminio, è un obbligo, e una necessità. Così come ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita ad Auschwitz insieme ad altri leader europei: “Il mondo non vuole dimenticare”.
Il commento della Presidente Meloni sulla Giornata della Memoria
Tra le prime personalità a intervenire in occasione della ricorrenze, Giorgia Meloni. Senza mezze misure, la Presidente del Consiglio ha condannato drasticamente quel pezzo di storia. “Una tragedia senza paragoni”, ha riferito nella nota diffusa da Palazzo Chigi, aggiungendo l’importanza di coltivare la memoria e soprattutto fare in modo che accresca la consapevolezza nelle nuove generazioni.
“Ottant’anni fa – ha proseguito – l’orrore dello Shoah si è mostrato al mondo in tutta la sua terrificante forza. Il 27 gennaio 1945 i cancelli di Auschwitz sono stati abbattuti, e insieme ad essi è crollato anche quel muro che impediva di vedere chiaramente l’abominio del piano nazista di persecuzione e di sterminio del popolo ebraico”. La Premier ha anche evidenziato come il “piano condotto dal regime hitleriano, che in Italia trovò la complicità di quello fascista, attraverso l’infamia delle legge razziali e il coinvolgimento nei rastrellamenti e nelle deportazioni”.
“Un abisso a cui – ha chiosato – si contrappose il coraggio di tanti Giusti, che non esitarono a disobbedire e a rischiare la propria stessa vita per salvare quella di migliaia di innocenti”.
“L’antisemitismo non è stato sconfitto“
Meloni è stata poi molto netta nel costatare che “l’antisemitismo non è stato sconfitto con l’abbattimento dei cancelli di Auschwitz. È una piaga che è sopravvissuta alla Shoah, ha assunto declinazioni diverse e si propaga attraverso strumenti e canali nuovi. Combattere l’antisemitismo, in tutte le forme in cui si manifesta, antiche e moderne, è una priorità di questo Governo“.
A tal proposito ha concluso riferendo dell’elaborazione di una Strategia nazionale per la lotta all’antisemitismo; un documento complesso “e di scenario che fissa obiettivi e azioni concrete per contrastare un fenomeno abietto che non ha diritto di cittadinanza nelle nostre società“.
Ad Auschwitz per non dimenticare
Oltre al Presidente della Repubblica italiano, la visita al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau ha visto la partecipazione di diversi esponenti delle istituzioni europee, tra cui la Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che si è così espressa su X: “Il campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau è teatro di uno dei capitoli più oscuri della storia umana.
A 80 anni dalla sua liberazione, mentre ci riuniamo nel luogo dell’orrore per onorare coloro che sono morti e coloro che sono sopravvissuti, rinnoviamo il nostro impegno nella lotta contro l’odio. Ricordiamo ogni nome, ogni storia e ogni vita perduta nell’Olocausto”.
Un impegno, dunque, perentorio nei confronti del passato, ma anche del futuro perché, come ha condiviso Papa Francesco ancora oggi è necessario collaborare per “debellare la piaga dell’antisemitismo, insieme a ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa”. Questo nell’anno del Giubileo, Giubileo che fa della speranza il proprio perno. Il Santo Padre ha più volte specificato quanto in effetti sia essenziale in un contesto belligerante ritrovare la speranza e avere, soprattutto, la fiducia che possa esserci un futuro diverso. La memoria, un filo rosso che lega le epoche e che richiede la partecipazione di tutti per tenere insieme i pezzi.
Una memoria viva
Ottant’anni dopo le testimonianze ereditate sono migliaia, ma, per una questione prettamente anagrafica, coloro che hanno vissuto sulla propria pelle gli orrori sono sempre meno. Meno voci che possano raccontare, ma tanti i ricordi che vanno a costruire una memoria nitida, insindacabile, impossibile da scalfire.
Domenica 26 gennaio sono state ospiti di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa Edith Bruck e la senatrice Liliana Segre.
E se la prima ha voluto chiarire che finché “avrò respiro proseguirò con la mia testimonianza perché è importante”, e che c’è la necessità di educare “i nostri figli per tutto il male che noi abbiamo vissuto ma anche che altri popoli vivono ora. Dobbiamo educare i bambini al rispetto di qualsiasi essere umano di qualsiasi colore o razza”; Segre ha invece voluto dare ancora una volta testimonianza di quei momenti: “Chi si fermava – ha spiegato al conduttore – chi non ce la faceva più a camminare, veniva ucciso.
Io imparai lì, dato che volevo vivere, a mettere, con sacrificio enorme, con fatica, con desiderio di vita, una gamba davanti all’altra. Il significato di quella marcia è il significato della scelta di vita davanti alla morte, che non mi abbandona mai, neanche adesso che sono così vecchia”.
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