Reato di femminicidio, nuove misure e focus sul cambiamento culturale 

La scorsa settimana, a ridosso della Giornata Internazionale della Donna, che cade l’8 marzo, il Consiglio dei Ministri ha ufficialmente dato il via libera al disegno di legge relativo all’“introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime”, in breve: il cosiddetto reato di femminicidio. La misura è stata proposta e fortemente voluta dai ministeri della Giustizia, dell’Interno, per la Famiglia Natalità e Pari Opportunità, per le Riforme istituzionali e Semplificazione normativa.

Femminicidio: cosa prevede il provvedimento

Una nota diffusa dal Ministero dell’Interno spiega che il provvedimento “prevede l’introduzione nel sistema giuridico italiano del reato di femminicidio, qualificando come tale il delitto commesso da chiunque provochi la morte di una donna per motivi di discriminazione, odio di genere o per ostacolare l’esercizio dei suoi diritti e l’espressione della sua personalità”; dunque una limitazione delle libertà personali in quanto persona appartenente al genere femminile

La misura non si limita a questo. Infatti per coloro giudicati colpevoli in materia di codice rosso, vengono riconosciute delle restrizioni nell’accesso ai benefici già previsti dalla legge, come ad esempio “la presunzione di adeguatezza degli arresti domiciliari in sede di scelta delle misure cautelari e informazioni, su loro richiesta, ai parenti della vittima in caso di evasione, scarcerazione, revoca e sostituzione delle misure applicate all’imputato o al condannato” (fonte Ministero dell’Interno).

Altresì, quanto ancora ai casi di codice rosso, è prevista l’audizione obbligatoria della persona offesa da parte del pubblico ministero e non dalla polizia.

I numeri

Il disegno di legge nasce dall’esigenza di rallentare, fino a fermare, il numero di femminicidi in Italia. Tra le altre cose, il Bel Paese è il primo a introdurre un reato specifico, al fine di rendere più incisive le misure. Tornando ai dati, dall’inizio dell’anno, il conteggio dei reati da incasellare come femmincidio è a quota 13; nel 2024, invece, tutti gli omicidi che hanno visto donne come vittime sono stati oltre cento, di questi la metà aveva una matrice di origine familiare, o comunque ognuna di loro è stata brutalmente assassinata per mano di compagni, mariti o figli. 

Il movente non è sempre lo stesso, tuttavia la maggior parte dei femminicidi avvengono per gelosia o dimostrazione di superiorità, dunque porre in una posizione sottomessa la donna. 

Al Quotidiano Nazionale, in una lunga intervista, il Ministro per le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha messo i puntini sulle “i” spiegando che, ovviamente, “Nessuno è così ingenuo da pensare che questa legge farà sparire di colpo i femminicidi o ne abbatterà il numero il giorno stesso della sua entrata in vigore. Ma il cambiamento culturale che l’introduzione del reato di femminicidio può sollecitare è davvero pari a un salto quantico, e può imprimere una nuova direzione a tutta l’attività preventiva e repressiva della violenza contro le donne”.

Il cambiamento culturale

Inevitabile tirare in ballo l’aspetto culturale della questione. Non è infatti un caso che si parli sempre più spesso dell’introduzione dell’educazione sentimentale all’interno degli istituti scolastici, proprio per fornire alle nuove generazioni gli strumenti per costruire rapporti umani sani. 

Sono diverse le iniziative che si sviluppano da Nord a Sud della Penisola per fare in modo che ragazze e ragazzi abbiano la possibilità limitare influenze di una cultura sociale ormai trapassata, ma anche quelle di una società violenta, non solo verso le donne. Una di queste attività, ad esempio, è messa a servizio dal progetto Fuori Campo, promosso da Arci Movie di Napoli, e sostenuto dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. 

L’obiettivo primario è fare in modo che avvenga una sensibilizzazione a tutto spiano attraverso il mondo dell’audiovisivo; pertanto vengono trasmesse pellicole che hanno come focus la violenza di genere e più in generale la condizione della donna nella società attuale. 

Lo scorso 7 marzo, a tal proposito, presso l’Aula Magna dell’Istituto Perna Alighieri di Avellino sono stati coinvolti oltre 200 studentesse e studenti ed è stato proiettato il film C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, campione di incassi su scala globale. 

Altro dall'autore

Post correlati

Advertismentspot_img

Ultimi articoli

Da Volpi a Blini, assegnato il Premio “Estra per lo sport” a 7 firme del giornal...

Guarda il video servizio sulla cerimonia di assegnazione del Premio "Estra per lo sport", tenutasi lo scorso 7 marzo al Salone d'Onore del CONI Sto...

Disturbi alimentari (DCA). “Corpo: recipiente emotivo”

Il controllo. Le limitazioni. L’identità. La domanda “Chi sono io?”. Il bisogno di appartenenza. L’amore. Sono alcune delle motivazioni che portano a ...

Terzo settore, competenze e progettazione: intervista a Simona Rotondi

  È un momento proficuo per il Terzo settore: i numeri raccontano di un comparto in espansione, che genera risorse e che annota trend dure...

Vuoi rimanere aggiornato? Iscriviti alla newsletter di Risorse.news