Da “Una vita da mediano” di Ligabue, ispirata al celebre centrocampista interista e campione del mondo Lele Oriali, a “La leva calcistica del ’68”, che narra la storia di Nino, un dodicenne alle prime armi con il pallone. Il tema del calcio è molto gettonato nei testi dei cantautori italiani, ma quante volte si fa riferimento ad una protagonista?
Ancora oggi infatti continua ad esistere l’idea che il calcio sia un’esclusiva maschile. Però, nonostante i numerosi pregiudizi, il calcio femminile sta piano piano conquistando il palcoscenico che merita, grazie all’impegno di figure che operano quotidianamente nel mondo del pallone.
La pionera dell’arbitraggio femminile
Un esempio di questa battaglia trova le sue radici nella nostra Capitale. Romana di nascita, Manuela Nicolosi calca i campi professionistici dal 2010, collezionando oltre 100 presenze.
Il suo percorso è formato da traguardi storici per l’arbitraggio femminile. Nicolosi ha fatto parte della prima terna arbitrale interamente al femminile chiamata a dirigere una finale europea maschile, la Supercoppa UEFA 2019 tra Liverpool e Chelsea, un evento che ha segnato un punto di svolta per l’intero movimento.
Oggi, Manuela Nicolosi continua a lasciare il segno, affacciandosi al mondo di DAZN come opinionista arbitrale e prestando altresì la sua esperienza all’innovativo campionato della Kings League.
In occasione del Premio Città di Roma (l’evento organizzato e promosso da OPES per celebrare quelle realtà e personalità che si sono contraddistinte per meriti sportivi, umani, sociali e culturali), l’arbitra ha offerto ai nostri microfoni le sue riflessioni e un racconto delle sue esperienze professionali, ripercorrendo le tappe della sua carriera.
“Dimostrare che anche noi ragazze potevamo fare le arbitre“: la carriera di chi è riuscita ad abbattere i muri
Come si è avvicinata al mondo del calcio? E in particolare come è nata questa passione per l’arbitro?
Mi sono avvicinata a questo sport perché ho una passione enorme per il calcio fin da piccola. Volevo giocare a calcio, però mi è stato impedito perché ero una ragazza. Quando hanno aperto la possibilità alle donne di fare l’arbitro ho voluto cominciare sia perché avevo finalmente la possibilità di indossare gli scarpini, ma anche per una sfida personale, per dimostrare che anche noi ragazze potevamo fare le arbitre.
Come è riuscita ad abbattere determinate barriere?
I pregiudizi all’inizio sono arrivati soprattutto dagli spalti. I miei colleghi e la mia sezione, invece, mi hanno molto supportato. Solo che poi arrivando sempre più in alto invece, ho scoperto che c’erano tantissimi soffitti di cristallo e quindi ho deciso che volevo continuare proprio per romperli.
Avendo arbitrato una finale di Coppa Femminile del Mondo e fatto parte della prima terna arbitrale femminile per una finale di Supercoppa europea maschile, come ha vissuto questi momenti in prima persona?
Allora, la finale della Coppa del Mondo è stata per me la realizzazione di un sogno. Più andavo avanti e più mi ero fissata a quel sogno e quindi continuavo a sopportare gli sforzi, le delusioni e i pregiudizi perché volevo realizzare quel desiderio. Pensavo che sarebbe stato il momento più bello della mia carriera e invece, un mese dopo, ho arbitrato la Supercoppa. Lì finalmente abbiamo veramente rotto il soffitto di cristallo ed è stata un’emozione unica che non scorderò mai e rimarrà per sempre nel mio cuore.
Quali sono i motivi che l’hanno portata ad accettare di arbitrare la Kings League?
La Kings League è una nuova sfida, anche lì non c’erano arbitri e quindi mi sono detta perché no, voglio essere l’arbitra anche della Kings League. Mi piace moltissimo perché è un nuovo format, ci sono regole completamente diverse e mi piace mettermi in gioco e quindi sono felice di questa decisione.
E invece quali sono i motivi che l’hanno portata ad entrare nel mondo di DAZN come talent arbitrale?
Anche lì non c’era un ex arbitra che commentava le decisioni arbitrali e quindi mi sono detta perché no. Ho voluto essere la prima talent arbitrale donna in TV.
Che consigli si sente di dare ai ragazzi e alle ragazze che si avvicinano a questo mondo e se secondo lei basta solo la passione?
Non basta solamente la passione, serve costanza, serve un obiettivo chiaro. Il 20% degli arbitri smette nei primi due anni perché è difficilissimo, perché siamo da soli, completamente da soli quando iniziamo. Io volevo dimostrare e volevo arrivare più in alto. Chi ci arriva è perché ha un sogno costante, grande, che vuole realizzare.
“Onorata di essere qui, Roma è casa, radice e futuro”, il momento della premiazione
Successivamente, l’arbitra ha raggiunto il palco della Sala d’Onore per ritirare il premio nella sua città natale. “Onorata di essere premiata qui“, ha esordito, “Roma è dove tutto è iniziato, Roma sono i campionati provinciali dove una ragazza ha iniziato un sogno. Un sogno di una giovane ragazza determinata a dimostrare che il fischietto non conosceva genere. “Volevo dimostrare che potevano esserci arbitri e arbitre”.
Il percorso però non è stato privo di ostacoli. “Ho dovuto volare all’estero perché le opportunità qui mi erano state un po’ bloccate,” ha confessato. Nonostante l’inizio difficile però sono arrivati i primi successi internazionali. Ma il richiamo di casa si è fatto sentire forte “Roma è casa, radice e futuro. Adesso ho un altro sogno, ovvero dare il mio contributo in un mondo che pensa che il calcio sia quasi esclusivamente per gli uomini”.
Ora, il suo sguardo è rivolto al futuro, con la decisiva intenzione di “ispirare più ragazzi e ragazze, uomini e donne possibili a realizzare i loro sogni, anche quando ti dicono che è impossibile, anche quando ti dicono che non ci riuscirai mai.” Un messaggio potente, nato da un’esperienza personale: “È lì che dobbiamo continuare, perché alla fine ci possiamo riuscire, e noi ne siamo la prova.”
Manuela Nicolosi, dopo essere stata premiata dal professore Fabio Fortuna (Rettore dell’Università Niccolò Cusano), ha lasciato il palco con un’ultima frase degna di nota, che la rende ancora di più protagonista di una battaglia di cui ne è la “pioniera”: “Mi piace essere la prima, per dimostrare alle altre che tutto è possibile. È una sfida contro me stessa, e non contro gli uomini.” Un’affermazione che racchiude la sua forza e la sua visione: un futuro in cui il talento e la passione non conoscono barriere di genere.
