Dalle esequie al Conclave, passando per i colloqui di pace: il post Francesco

400 mila è il numero di fedeli che si è riversato tra le strade di Roma per l’ultimo saluto a Papa Francesco. Oltre la metà è riuscita a ottenere un posto a San Pietro, e zone limitrofe, dove si sono celebrate le esequie e da dove è partito il corteo funebre per giungere alla residenza eterna designata dal Pontefice, la chiesa di Santa Maria Maggiore. Tra le prime file, i grandi della Terra: di forte impatto, considerato anche il contesto storico, vedere Giorgia Meloni, Donald Trump, Volodymyr Zelensky, Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e gli altri capi di stato sedere gli uni accanto agli altri, sentitamente commossi per i funerali di Francesco. 

Un’occasione di certo non politica, ma utile ai rappresentanti internazionali delle istituzioni per parlarsi, per cercare di mettere in pratica quanto predicato e chiesto dal Santo Padre durante gli ultimi dodici anni e in particolar modo durante gli ultimi mesi: la pace. Anche in occasione della benedizione Urbi Et Orbi, l’ultima pronunciata dal Papa durante la domenica di Pasqua, la richiesta di mettere fine alle sofferenze dettate dai conflitti armati si è alzata forte dalla loggia di San Pietro, così come in tutte le chiese d’Italia.

Iconica dunque l’immagine di Trump e Zelensky seduti proprio in una delle navate della Basilica pronti a riprendere un dialogo costruttivo sul concetto di pace relativo alla guerra alle porte d’Europa tra Russia e Ucraina. In effetti, il faccia a faccia ha prodotto qualcosa di inatteso: sebbene sino a oggi il Presidente USA si sia dimostrato altalenante nei confronti del leader ucraino, questa settimana si è aperta con un tycoon ben disposto, che anzi condanna l’atteggiamento del Cremlino

Nelle ultime ore, a tal proposito, Trump si è detto “deluso da Mosca” e positivamente sorpreso da Zelensky, che “ha chiesto più armi” e ha addirittura paventato un’apertura verso la cessione della Crimea. La questione resta spinosissima e sicuramente irrisolta, anche perché la Corea del Nord ha invece confermato di voler inviare truppe in Russia. 

E mentre quindi si complicano le trame di guerra, c’è un altro enorme, quanto fondamentale, nodo da sciogliere: la data del conclave e, contestualmente, la nomina del nuovo pontefice. 

Papa Francesco: “Chi paga è solo il popolo di Dio

L’assenza di una guida, soprattutto in periodo di grande instabilità, determina ulteriore scompiglio. Certo, si tratta di una guida spirituale, ma non solo. Perché quella del Papa è una figura cardine, rigorosa e sicuramente politica. Certo non sono nette, almeno nella storia moderna, le azioni della chiesa sulle questioni belliche, ma la costanza nella richiesta di pace, nell’evidenziare al mondo la sofferenza di chi del braccio di ferro geopolitico ne subisce solo le conseguenze, è fondamentale: “chi paga è solo il popolo di Dio”. 

Francesco ha promosso la cultura della non violenza, si è mostrato per certi versi progressista, è stato cristallino nello stigmatizzare la brutalità della guerra, in particolar modo riferendosi recentemente a Gaza e a tutti i bambini che hanno perso la vita. La “Terza Guerra Mondiale a pezzi“: così aveva definito quanto sta accadendo nel mondo. Non si è astenuto dal commento politico distribuendo colpe, osservando come gli sviluppi di una guerra possano dipendere da fattori logoranti; entrando nel merito del conflitto tra Russia e Ucraina, il Papa aveva riconosciuto posizioni ambigue – negli anni – di NATO ed Europa. 

In una lunga intervista al Corriere della Sera, nel 2022, dopo pochi mesi dallo scoppio del conflitto, Francesco si era detto preoccupato dall’ira di Putin, anche perché, ancora in base alla sua opinione, era stato in parte l’atteggiamento della NATO, anzi, “l’abbaiare della NATO alle porte della Russia” a condurre il Presidente russo verso un attacco di tale portata. “Un’ira – aveva aggiunto poi – che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì”.

Nessuna giustificazione, sia chiaro. “Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono – aveva spiegato al CDS – Putin invece non l’ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto ‘per favore fermatevi’ […] Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla?”. 

Nella fumata bianca o nera, allora, si legge la possibilità di ricucire uno squarcio dettato da un’assenza improvvisa. Perché non manchi mai questo filo invisibile, l’indurre alla riflessione il popolo di Dio, ma soprattutto chi ne decide le sorti. 

Il Conclave

C’è una data ufficiale: mercoledì 7 maggio 2025. Durante la prima settimana del mese, dunque, avrà luogo il Conclave (vale a dire l’assemblea dei cardinali) e contestualmente ci sarà la prima fumata. Oggi, lunedì 28 aprile, si è riunita la congregazione di cardinali, 180 per la precisione, di cui solo un centinaio votanti, che ha determinato quando avverrà, o meglio, quando inizierà la cerimonia per eleggere il nuovo Papa. Sarà la Cappella Sistina ad assistere silenziosa alla nomina del 267esimo vescovo di Roma. Nel frattempo, i musei e i giardini vaticani resteranno chiusi al pubblico, come sospesi in balia di un nuovo inizio. 

Solo alcune ore dopo la morte di Francesco i media, ma non solo, avevano dato il via al toto nome, costruendo una pole di quelli che possono essere i candidati più plausibili. Spiccano sugli altri quelli italiani: Pietro Parolin, segretario di stato, Matteo Maria Zuppi, presidente Cei, e Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. Ma la componente internazionale è forte, perché tra i nomi in lizza ci sono anche quelli di: Peter Erdo (ungherese), Jean-Marc Aveline (francese), Luis Tagle (filippino), e Fridolin Ambongo Besungu (congolese), tutti al di sotto degli 80 anni di età. 

Certo è che ogni singola speculazione va considerata come effimera: le eccezioni che confermano la regola sono sempre la sorpresa determinante in situazioni come quella del Conclave. Lo stesso Francesco non figurava tra la rosa di nomi atti a sostituire Benedetto XVI. 

Il 7 maggio saranno trascorsi le canoniche due settimane prima di ristabilire un equilibrio nominando un nuovo Papa. C’è chi si aspetta un pontefice che segua i passi di Francesco e dunque che perseveri nell’operare verso una visione meno tradizionalista, e chi invece auspica una guida più simile o comunque conforme a quella precedente di Benedetto XVI; dagli Stati Uniti, ad esempio, si attende un pontefice che la “pensi come Trump” che abbia una visione simile e più conservatrice. 

 

Riconoscimento editoriale: Fabrizio Maffei / Shutterstock.com ID2571312955

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