Quella del 4 maggio è una data che gli appassionati di tennis, in particolare i fan del numero uno al mondo, hanno di certo cerchiato in rosso sul calendario: termina ufficialmente la squalifica di Jannik Sinner. Tre mesi di stop complicati, preceduti da un anno altrettanto altalenante che non sempre gli ha consentito di vivere con serenità i successi sportivi.
La squalifica è solo il culmine di una storia fatta di rimbalzi; le vicende legate al doping, qualsiasi sia l’epilogo, per uno sportivo rappresentano sempre uno stigma, una macchia su un percorso fatto di passione e fatica.
Dover concentrarsi sul campo con una spada di Damocle pendente, così come è successo a Sinner, è difficile. Provare la propria innocenza, scegliere le parole e i tempi giusti per affrontare media e avversari, lo è ancora di più. Si può però ripartire, aprendo nuove strade e nuovi orizzonti, dopo aver ritrovato un equilibrio. Il campione di tennis, infatti, ha scelto di ricominciare dagli Internazionali di Roma e da una Fondazione che porta il suo nome.
Jannik Sinner: “un momento davvero difficile”
In uno speciale del TG1 a lui dedicato (“Gioco, Partita, Incontro con Sinner”, seguito da quasi cinque milioni di telespettatori con un 24,6% di share), Sinner ha spiegato quanto l’anno passato – in particolar modo gli ultimi tre mesi – sia stato faticoso.
L’ha sfiorato, ma solo sfiorato per fortuna, l’idea di mandare tutto all’aria e di cambiare strada. “Prima degli Australian Open – ha rivelato a Marco Chiocci – quest’anno ero in un momento non felicissimo. C’era ancora quel caso di doping e arrivando in Australia non mi sentivo a mio agio. Nello spogliatoio e dove andavo a mangiare i giocatori mi guardavano in modo diverso. Non mi piaceva”.
Ma il ragazzo d’oro che ispira il sostegno dei Carota boys non ha mollato, ha pensato a tutte le persone che davvero gli vogliono bene e ha scelto di puntare alle priorità. Non ha digerito molto i mesi di sospensione “perché nella mia testa mi dicevo ‘non ho fatto niente, perché devo pagare il prezzo?’”.
Ha riflettuto lungamente sui parametri attuali relativi alle linee guida sul doping: “Quando si è positivi ognuno ha lo stesso percorso da fare e nessuno ha dei trattamenti diversi anche se nel mio caso ho ricevuto un po’ di critiche per questo, ma non sono stato trattato in modo diverso perché ho dovuto fare tante audizioni e mi hanno controllato più degli altri. Dipende da come vedi le cose. Se c’è una contaminazione e non te ne rendi conto, e può succedere, ma i dottori la controllano e dicono che non dà forza o vantaggi è un’ altra cosa“.
C’è stata quindi una spaccatura netta tra i colleghi tennisti. C’è chi ha contestato, sin dal primo minuto, il trattamento – ritenuto, da alcuni, “d’eccezione” – riservato a Sinner relativamente all’utilizzo, seppur inconsapevole, del Clostebol, e chi invece ha empatizzato con il numero uno dedicandogli parole di affetto e comprensione. Tra questi, Matteo Berrettini che al Corriere della Sera, solo alcune settimane fa, aveva riferito: “Ho sempre sostenuto Jannik, non smetto di farlo adesso. Credo sia un momento molto duro per lui, paga un errore, mi dispiace. Non faccio l’avvocato, non ho i dettagli. Ma non ho dubbi che tornerà più forte”.
Una stima condivisa; Jannik, ancora al TG1, si è detto pronto a rimontare in sella da solo, ma anche con i suoi compagni: “incredibili”.
La Jannik Sinner Foundation
La rinascita non si configura solo nel ritorno in campo, ma anche nell’inizio di una nuova avventura: la Jannik Sinner Foundation (composta da: Alex Vittur, Presidente – Amministratore delegato di Avima -, Stefano Domenicali, Consigliere – Presidente e CEO della F1 -, Luca Maestri, Consigliere – Ex CFO di Apple -, e Christina Tauber, Direttrice).
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Un’attività, senza scopo di lucro, che apre i battenti alla fine di aprile e che promette di essere presente sulla scena per molto tempo. La JSF parte dalla passione del tennista, dall’impegno profuso per raggiungere sogni e obiettivi. L’idea di fondo è fare in modo che ogni bambina o bambino possa ambire a vivere qualcosa di simile, che attraverso lo sport possa cambiare la propria vita.
“Immensamente grato per tutto ciò che ha ricevuto – si legge nella homepage del sito web ufficiale – Jannik è desideroso di restituire qualcosa. Con la fondazione si impegna a dare potere alla prossima generazione attraverso l’istruzione e lo sport. Immagina un mondo in cui ogni bambino abbia gli strumenti per crescere forte. Nel corpo e nella mente”.
La missione è far sì che vi sia un sostegno concreto all'”istruzione infantile e facilitare l’accesso allo sport, sostenendo organizzazioni sportive, progetti scolastici e iniziative comunitarie”. Dunque, un’iniziativa che coinvolge la comunità educante a 360° che punta a offrire nuove prospettive ai giovanissimi relativamente al mondo sportivo.
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