Il segno indelebile del tennis italiano al Foro Italico

Come un dritto vincente scagliato a 160 km/h all’incrocio delle righe. I tennisti italiani hanno lasciato un segno indelebile sulla terra rossa del Foro Italico. È ancora ben visibile ed assomiglia ad un sigillo in ceralacca che certifica il posizionamento del tennis nazionale nel firmamento della disciplina e delle specialità di singolo e doppio.

Dopo le medaglie olimpiche di Parigi, i successi dello scorso novembre in Coppa Davis e in Billie Jean King Cup e le vittorie di Sinner agli Us Open e agli Australian Open, i nostri alfieri hanno scritto un’altra bellissima ed indelebile pagina della storia dello sport. Lo hanno fatto a Roma, nel torneo di casa, davanti a 393.051 appassionati (record di spettatori paganti) che hanno riempito in ogni ordine di posto le tribune dell’iconico impianto sportivo capitolino.

Impressionanti, come le statue che ornano il Foro Italico, sono state le imprese di Jasmine Paolini, Sara Errani, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Le loro gesta e le loro smorfie, così come le loro parole, piene di consapevolezza, lealtà e gioia, meriterebbero di essere scolpite nel marmo bianco di Carrara ed inserite nell’area monumentale ubicata ai piedi della verde collina di Monte Mario. Il motivo è semplice: i risultati ottenuti sono un manifesto di programmazione sportiva, di valori veri e positivi, di passione, di esaltazione del gesto tecnico, di cultura e di educazione allo sport.

Jasmine Paolini: la nuova regina del tennis

Più grande dei suoi 163 centimetri di altezza. Gigantesca. Fortissima. Coraggiosa. Jasmine Paolini è riuscita a trionfare sia nel tabellone femminile di singolare sia nel doppio. Il suo cammino nel tabellone di singolo è stato sontuoso. Per costanza di rendimento, ma anche per capacità di aggredire atlete più quotate o fisicamente più attrezzate e pure per resilienza. Nei momenti di difficoltà, la ventinovenne di Castelnuovo di Garfagnana è sempre riuscita a trovare dentro di sé la lucidità per cambiare il match e mettere in difficoltà l’avversaria di turno.

Spazzata via la neozelandese Sun con il punteggio di 6-4, 6-3, Paolini ha liquidato due tenniste ostiche come la tunisina Ons Jabeur (in passato è stata anche numero 2 delle classifiche WTA) e la lettone Jelena Ostapenko (una quarta posizione come best ranking raggiunto in carriera). Per battere la russa Diana Shnaider – numero 11 in classifica – e volare in semifinale, sono servite due ore e mezza di partita, una pioggia benedetta e qualche frase motivazionale di Sara Errani.

Le parole della bolognese hanno fatto scattare l’interruttore e messo in circolo quella corrente elettrica che è servita all’azzurra per riprendere una partita ormai persa. Dopo aver lasciato il tie-break del primo set all’avversaria, Paolini, come un’araba fenice, è riemersa da una situazione pressoché irreversibile (era sotto 4 giochi a 0), per imporsi nel secondo e nel terzo set con i punteggi di 6-4, 6-2.

In semifinale ed in finale Paolini ha dovuto fronteggiare due giocatori statunitensi come Stearns e Gauff. Due partite simili per durata e per modo di giocare delle atlete a stelle e strisce. Giovani, con tanti margini di miglioramento, fisicamente impressionanti, ma con un solo piano partita: colpire la pallina il più forte possibile e sperare che rimanga al di qua delle linee bianche. Alla fine, a spuntarla è stata la creatività italiana.

La capacità di variare peso ed altezza ai colpi hanno consentito alla tennista di casa di superare la Stearns con il punteggio di 7-5, 6-1 e di affondare una degna erede di Serena Williams con un netto 6-4, 6-2. Paolini ha giocato senza alcun timore reverenziale, senza pensare alla storia, alla pressione del pubblico e a quanto bisognasse scorrere indietro nell’albo d’oro degli Internazionali per trovare il nome ed il cognome di un’italiana.

Davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha scelto di vedere proprio la finale femminile e di sostenere la ragazza che gioca sempre con il sorriso stampato sul volto, l’ex allieva di Renzo Furlan, ora allenata dallo spagnolo Marc Lopez, ha offerto la sua migliore versione. 40 anni dopo Raffaella Reggi, agli Internazionali d’Italia ha trionfato un’altra italiana: Jasmine Paolini, la ragazza che ha conquistato il mondo con la sua allegria e la sua naturalezza.

Back to back per il doppio Paolini-Errani

Le statue per Jasmine Paolini sarebbero due, in realtà. In doppio con Sara Errani è riuscita a regalare altri momenti magici al pubblico del Foro Italico. Per le azzurre, oro alle Olimpiadi, è un back to back a Roma. Dopo il trionfo dello scorso anno, Paolini-Errani hanno concesso il bis. Un successo per nulla scontato. Anzi, pieno di insidie e di coppie agguerrite.

In due occasioni, agli ottavi e ai quarti, il doppio azzurro si è imposto al super tie-break del terzo set con il punteggio di 10-7. Nell’atto conclusivo, poi, contro la coppia Kudermetova-Mertens, Paolini-Errani hanno saputo rimontare da un doppio 4-0. Drammatico, per certi versi, il secondo set.

Dopo aver ricucito lo strappo, le nostre portacolori hanno sprecato la palla del sorpasso. Break e contro break, prima di completare il back to back. Il punto del definitivo 7-5 (il primo si era concluso sul punteggio di 6-4 per le azzurre) lo ha siglato Paolini con un cross incrociato. Un dritto affilatissimo e precisissimo che ha fatto saltare di gioia il Centrale. Tutto in piedi per omaggiare le meravigliose tenniste d’Italia.

Se Paolini ha realizzato il punto della vittoria, Errani, ormai specialista del doppio, ha dimostrato tutta la sua bravura nel gioco a rete, risultando essere la migliore doppista del circuito. Per lo meno, nel tabellone di Roma.

Preziosa. Intelligente. Dinamica. Spettacolare. Intramontabile. Si potrebbe continuare all’infinito per cercare un aggettivo che possa definire al meglio la bolognese come tennista. La realtà è che Sara Errani è ben descritta da questi e da molti altri attributi.

Il ritorno del Numero 1, un Campione di tennis, di spontaneità e sportività

Nella giornata di domenica, Roma ha salutato ed osannato tanto le regine del doppio quanto il numero 1 del tennis mondiale ed italiano. Purtroppo, nella finale che tutti attendevano, non c’è stato il lieto fine. Jannik Sinner si è inchinato a Carlos Alcaraz, capace di imporsi per 7-6, 6-1 in un’ora e quarantatré minuti di gioco. Dopo un primo set deciso da piccolissimi dettagli, nel secondo è emersa tutta la solidità del murciano. Con ogni probabilità, Sinner ha pagato i tre mesi di sospensione dall’attività agonistica, iniziati lo scorso 9 febbraio in seguito al patteggiamento con la Wada per la questione clostebol.

La mancanza di ritmo partita si è manifestata proprio alla fine, quando il numero delle classifiche ATP ha incrociato avversari via, via sempre più qualificati e titolati. Come lo statunitense Tommy Paul, che in semifinale ha conquistato il primo set, lasciando solo un game all’azzurro, e il numero della terra rossa come Alcaraz.

Tennis, gli italiani lasciano il segno
Un’immagine del Centrale del Foro Italico, gremito in ogni ordine di posto, per il match tra Sinner e De Jong (ID Shutterstock 2626745771 – Photographer: Marco Iacobucci EPP)

Oltre agli olè-olè-olè-Sinner-Sinner che hanno accompagnato il cammino del ventitreenne di San Candido e trasformato il catino del Centrale in una sorta di arena infuocata, Sinner si porterà via dagli Internazionali il match contro Casper Ruud, valido per i quarti di finale. Una vittoria per 6-0, 6-1 che ha lasciato senza parole il malcapitato norvegese, numero 6 del seeding. Ruud, che ha esultato quando ha portato a casa il suo game, ha dichiarato di essere rimasto impressionato dal gioco divino, per certi versi paradisiaco e perfetto, dell’azzurro.

Dal punto di vista emozionale, invece, non è cambiato nulla. A Roma si è visto il solito Sinner: consapevole del suo status e lucido nell’analizzare ogni partita, anche la sconfitta contro il suo rivale spagnolo. Da fine comunicatore sportivo, ha sempre smorzato i toni con una battuta – memorabile quella rivolta al fratello che ha preferito raggiungere Imola per la Formula 1 piuttosto che vedere la finale degli Internazionali d’Italia – e con un sorriso.

Un Campione con la “C” maiuscola lo si vede anche in questi momenti e dal modo con cui riconosce i meriti e la forza dell’avversario. Sinner si è complimentato in maniera sincera con il trionfatore di Roma, senza aggrapparsi alla malasorte, a qualche nastro che gli ha voltato le spalle o a ipotesi che per questioni di centimetri o millimetri avrebbero potuto scrivere un’altra storia. Chapeau. L’appuntamento con la storia e con il momento in cui un altro italiano scriverà il suo nome nell’albo d’oro degli Internazionali d’Italia di tennis è rimandato. Magari al prossimo anno, quando ricorreranno 50 anni dal trionfo di Adriano Panatta.

La crescita di Musetti

Una menzione speciale, e pure una statua di quel marmo bianco che viene estratto nella sua Carrara, la merita anche Lorenzo Musetti. Il classe 2002 è uscito in semifinale, perdendo per 6-3, 7-6 contro il vincitore del torneo.

Al di là della sconfitta, maturata per delle condizioni di vento che hanno infastidito il carrarino, facendo emergere tutti i suoi spigoli caratteriali che necessitano di essere controllati e limati, Musetti ha impressionato per la qualità del gioco, per la sua capacità di dimostrarsi all’altezza dei primi 5 (non a caso ha battuto il russo Medvedev agli ottavi e il tedesco Zvereva ai quarti) e per quel rovescio ad una mano pulito, ombelicale e preciso. Magari meno elegante di quello di sua Maestà Roger Federer, meno potente del colpo di Stan Wawrinka, ma sempre bello da vedere. Soprattutto in un tennis moderno in cui i bimani la fanno da padrone.

 

Grazie alle imprese degli azzurri, alla nuova storia che i nostri tennisti stanno scrivendo, al pubblico che si avvicina e segue il tennis, non lasciando nemmeno un seggiolino libero all’interno del Foro Italico, e alla Federazione Italiana Tennis e Padel, che ha costruito questi successi puntando sulla programmazione e facendo investimenti importanti nella promozione della disciplina (gli ultimi sviluppi riguardano la convenzione con l’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale per rinnovare o costruire nuovi impianti ed il progetto “Racchette in classe”), il tennis italiano sta lasciando il segno.

Anzi, è destinato ad imprimere altri segni. Non solo sulla terra rossa e all’interno del Foro Italico, ma su ogni superficie ed in ogni ambito.

 

Immagine di copertina: ID Shutterstock 2628807587 | Photographer: ErreRoberto

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