Il Cardinal Ravasi racconta la Poetica dello Sport tra le Olimpiche di Pindaro e il Communiter del motto olimpico

Credente, ma non praticante” così si è dichiarato il Cardinal Ravasi nei confronti dello sport durante il convegno “Etica e Poetica dello Sport” ospitato dalla sala Calasso di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza. Un’espressione iconica e difficile da credere guardando alla lunga, ma quanto mai chiarificatrice e densa, risposta di sua eminenza alla domanda “cos’è per lei la poetica dello sport?”. 

Dopo aver mostrato in video un’esibizione olimpica di Carolina Kostner, Daniele Pasquini, Presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, e per la giornata moderatore dell’incontro a due tra Luca Pancalli, Presidente Nazionale CIP, e il Cardinal Ravasi, ha chiesto ai protagonisti dell’incontro cosa fosse allora la poetica dello sport, in che modo potesse declinarsi. 

Luca Pancalli, Daniele Pasquini Gianfranco Ravasi - Etica e Poetica dello Sport 29/5 - foto di Matilde Carducci

Partendo dall’esaltazione dell’estetica delle forme, in riferimento anche alla performance della pattinatrice italiana mostrata poco prima, passando per l’attività praticata, Ravasi ha chiamato in causa le Olimpiche di Pindaro, definendolo un cronista poetico, proprio per la capacità di raccontare lo sport facendo passare, attraverso le parole, “tutta la dimensione nazionale, locale, regionale, i problemi sociali, l’atmosfera festosa. Per lo sport inventava una sorta di sintesi, di sintesi di realtà molto diverse, inclusive”. Riconoscendo quindi la poetica dello sport come sunto di tutti quei fattori che lo definiscono. 

Ha inoltre ricordato alla platea che la parola “poetica” deriva dal greco poieō, che vuole dire “fare”, “agire”; “poiesis è l’azione in greco, che diventa per noi poi la poesia”.

Ma come si insegna “questa” poetica dello sport ai giovani, quelli che poi dovranno trasferirla ad altri in futuro?

È quello che noi di risorse.news abbiamo chiesto al Cardinal Ravasi al termine dell’incontro. “Dobbiamo far capire loro che non esiste soltanto il comportamento fisico – ci ha detto -, che è sì fondamentale all’interno di qualsiasi esercizio sportivo, ma ricordare anche che questa azione fisica è estetica, creativa. Tant’è vero che tutto l’organismo deve essere coinvolto e capace di creare delle forme, delle immagini, creare quelli che poi possono diventare capolavori”.

Il quesito sulle nuove generazioni arriva a seguito di un’ulteriore riflessione, condivisa da sua eminenza durante il dialogo con Luca Pancalli, relativa proprio all’incapacità di quest’epoca di riconoscere la bellezza e la gratuità del gioco. Secondo Ravasi, infatti, gli input costanti da parte del mondo virtuale, in particolare quelli scaturiti dai videogiochi, compromettono una visione libera dello spazio creativo che può essere riservato al gioco e contestualmente allo sport. Rompere gli schemi e simbolicamente gli schermi può essere un modo per riscoprire abilità e attitudini necessarie a sostenere e far vivere nel tempo brillantemente la poetica dello sport.

 Daniele Pasquini Gianfranco Ravasi - Etica e Poetica dello Sport 29/5 - foto di Matilde Carducci

Il “Communiter” nel motto olimpico

C’è la sua mano anche nel motto olimpico, quello presentato prima di Tokyo 2021: “Citius, Altius, Fortius – Communiter”. Un aneddoto personale che è però in grado di scandagliare l’animo sportivo (non praticante, se non “per le passeggiate quotidiane”) del Cardinale. Quel “Communiter” si deve proprio a lui, alla sua visione. 

Durante un incontro, l’ennesimo con Thomas Bach, a capo del CIO, Ravasi consigliava l’importanza di rimettere al centro il tema della competizione, nel suo spirito autentico, e quindi nel gareggiare insieme. Richiamando al Vangelo di Giovanni, in particolar modo alla Pasqua e al momento in cui Giovanni e Pietro corrono dopo aver ricevuto la notizia del sepolcro vuoto, e alla frase “currebant simul” (correvano insieme) sua eminenza suggeriva l’introduzione di un termine che rappresentasse il concetto. Avrebbe quindi potuto essere “Citius, Altius, Fortius et Simul”, ma non è stato così perché quel “simul” non era immediato per tutti. 

Ed è quindi partita una lunga riflessione che ha portato a Communiter, una componente fondamentale “perché la relazione con l’altro è sempre decisiva”. 

Cardinal Ravasi - Etica e Poetica dello Sport 29/5 - foto di Matilde Carducci

In italiano – ha spiegato infine – noi abbiamo due parole che suonano assonanti, ma non lo sono dal punto di vista filologico: duello e duetto. A prima vista lo sport potrebbe sembrare configurarsi nel duello, prevalere sull’altro, ma deriva da bellum, fare la guerra. Duetto, invece, si riferisce alla musica, suppone due voci che sono il più delle volte antitetiche. Ognuno canta alla sua maniera, ma nella diversità sanno trovare l’armonia; per me lo sport è questo”.   

È più facile che i valori della società contagino lo sport o viceversa?

Questa invece è una delle suggestioni di Pasquini rivolte a Luca Pancalli, ancora in carica come Presidente del Comitato Italiano Paralimpico. Non ha avuto esitazioni il numero del CIP nel confermare che “lo sport assorbe i segni del tempo in cui vive; siamo sempre più coinvolti dall’apparire e non dall’essere, dalla cultura della prestazione ad ogni costo”. Dunque, una visione che vira verso il “duello”, ma che può ancora e sempre diventare duetto. Perché “lo sport in sé ha la forza di non perdere la propria vocazione e può diventare strumento di contaminazione della società”.

Luca Pancalli, Daniele Pasquini Gianfranco Ravasi - Etica e Poetica dello Sport 29/5 - foto di Matilde Carducci

Anche Pancalli ha dedicato una considerazione attenta alla condizione delle persone più giovani, di quelle che possono trarre linfa vitale dallo sport e che saranno domani i portavoce dei valori che lo definiscono.

Oggi è difficile interpretare i silenzi dei nostri ragazzi e bisogna educare all’ascolto e alla comprensione gli insegnanti, i docenti, i tecnici del mondo dello sport, e gli allenatori”, ha riferito il Presidente, richiamando non solo al Communiter ravasiano, quello dell’insieme, del duetto che include, ma anche alla naturale inclinazione dello sport a formare e guidare, tanto da arrivare a essere definito la terza agenzia educante del Paese. Per educare alla bellezza, infine, come chiedeva Papa Francesco, bisogna “guardare allo sport come motore di speranza, perché consente la consapevolezza di individuare i limiti, ma anche le immense possibilità“. 

Al convegno, moderato durante i saluti istituzionali da Katia Arrighi, hanno preso parte anche altre numerose personalità di alto profilo del mondo istituzionale, sportivo e accademico, tra cui Giuliano Amato e Ivo Ferriani

Etica e Poetica dello Sport - foto di Matilde Carducci

 

@Photocredits Matilde Carducci

Altro dall'autore

Post correlati

Advertismentspot_img

Ultimi articoli

Da Pancalli a De Sanctis, Ambra Sabatini tra immagini del passato e obiettivi de...

Guarda il video servizio con il commento di Ambra Sabatini sull'elezione del nuovo Presidente del CIP   Ci sono immagini che non solo emozi...

Andreana, CIP Lazio: “Come territori, siamo chiamati a sostenere i nuovi P...

Guarda il video servizio con il commento di Giuseppe Andreana, Presidente Comitato regionale CIP Lazio, sulla giornata del 26 giugno Il 26 giugno è...

Lo sport come motore di inclusione, formazione e innovazione: MEsp@rt, il proget...

Il 7 luglio scorso, presso Società Canottieri Esperia di Torino, si è tenuta la conferenza dedicata a MEsp@rt, il primo progetto di sistema in Italia ...

Vuoi rimanere aggiornato? Iscriviti alla newsletter di Risorse.news