Vertice NATO: spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035, Spagna esentata

Delicato e nel segno dell’emergenza dettata dalla crisi in Iran. È un vertice NATO con diverse sfaccettature quello che sta richiamando a L’Aia, in Olanda, i rappresentanti dei 32 Stati dell’Alleanza Atlantica. Dopo l’operazione “Martello di mezzanotte” e le bombe sganciate dagli aerei USA su tre siti nucleari iraniani, il focus della due giorni del 24 e 25 giugno non verterà soltanto sul riarmo da parte degli aderenti al patto e sul conseguente aumento della spesa pro-capite per la difesa.

Da domenica mattina, da quando si è concluso il bombardamento che ha danneggiato seriamente i tre impianti iraniani di arricchimento dell’uranio, gli scenari internazionali sono mutati. Il rischio di escalation, già alto per via del botta e risposta tra Israele e Iran, è aumentato spaventosamente. La Repubblica islamica ha annunciato ritorsioni. Tra i suoi target, ci sarebbero le basi e gli avamposti statunitensi. Alla vigilia del summit olandese, insomma, è stato innescato un effetto domino che potrebbe far piombare il mondo in una spirale di ulteriori tensioni e di insicurezza.

NATO: 31 Paesi su 32 spenderanno di più per la difesa

Sicurezza e difesa sono due facce della stessa medaglia e saranno altresì le parole che guideranno i lavori NATO a L’Aia. Il Segretario generale Mark Rutte e i Paesi dell’Alleanza annunceranno al termine della due giorni l’aumento della spesa militare. In maniera flessibile e graduale – entro 10 anni (2035) – ogni Stato sarà chiamato a destinare al riarmo il 5% del suo PIL. Tutti meno uno: la Spagna. Il premier Pedro Sanchez, infatti, ha messo un veto su un obiettivo che ha definito “irragionevole”.

La Spagna considera irragionevole la quota del 5%

Il tema del riarmo sta spaccando lo coalizione socialista spagnola. Due mesi fa, ad aprile, Sanchez aveva accennato alla volontà di alzare la soglia di PIL da destinare alla difesa. La sua proposta di arrivare al 2,1%, di cui un quinto per acquistare armi convenzionali e quattro quinti per la cybersecurity e la sicurezza informatica, aveva ricevuto aspre critiche da parte dell’opinione pubblica.

Il tetto del 2% del PIL non è una quota nuova per Madrid. Già nel 2014, il governo di Mariano Rajoy aveva provato ad assumersi un simile impegno. Il risultato, però, non è mai stato agguantato o sfiorato. Ora Sanchez è riuscito a spuntare una sorta di deroga da parte della NATO. Il premier spagnolo è convinto che possa arrivare agli obiettivi prefissi di capacità militare, approvati dai ministri della Difesa della Nato lo scorso 6 giugno, passando dall’1,3% del PIL all’agognato 2%.

Rutte, alla vigilia del vertice, è sembrato scettico in merito all’intenzione di Madrid di centrare il target con quella percentuale di prodotto interno lordo. Nei prossimi 4 anni, saranno verificati gli impegni assunti e, casomai, si procederà con la valutazione di nuove necessità. Donald Trump, il principale fautore della corsa al riarmo, non è stato tenero con il governo spagnolo.

Vertice NATO: spesa per la difesa al 5% del PIL entro il 2035, Spagna esentata
Il Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez ha giudicato irragionevole per la sua Nazione il traguardo del 5% del PIL da destinare alla Difesa (ID Shutterstock 2197424403 | Fotografo: Belish)

Come si raggiunge il 5% del PIL?

Il tetto della spesa militare al 5% del PIL, come detto in precedenza, sarà flessibile, graduale e suddiviso in due ambiti distinti. Il 3,5% servirà per rinnovare i sistemi di armi e di difesa classici (esempio: truppe, mezzi, munizioni, etc.), mentre l’1,5% andrà ad implementare la spesa per la prevenzione della guerra ibrida, per i cyber attacchi e la resilienza della società.

L’Italia, che insieme a Belgio, Lussemburgo e Canada aveva sollevato dei dubbi sulla quota, manterrà l’impegno, nonostante uno sforzo di circa 30 miliardi all’anno. Riferendosi alla Camera dei Deputati, prima di volare a L’Aia, il premier Meloni ha sottolineato quanto sia strategico, soprattutto in questo momento storico, fare di più per la difesa. “Servono impegni chiari e sostenibili”, ha puntualizzato Meloni, ribadendo che l’Italia farà la sua parte.

Grazie anche alla diplomazia dei ministri del Governo italiano, Mark Rutte, si è convinto a spostare in avanti la data ultima per il raggiungimento del famigerato 5% del PIL alla difesa. Inizialmente prevista per il 2032, ora la deadline è fissata al 2035, ossia 10 anni dopo la ratifica del documento. L’aspetto più importante, però, riguarda il modus. Ogni singolo Paese deciderà come e quando arrivarci.

L’ultimo quesito che necessita di risposte è come Bruxelles leggerà i numeri presenti nei bilanci. I sacrifici compiuti dai Paesi europei all’interno della NATO ed il deficit che scaturirà dall’aumento della spesa per la difesa, in linea teorica, non dovrebbero essere oggetto di sanzioni da parte della Commissione.

Le ultimissime dal fronte Medio-Orientale alla vigilia del vertice NATO

Le 24 ore precedenti al vertice NATO sono state folli e cervellotiche. Dopo la risposta di Teheran all’attacco USA, con una dozzina di missili lanciati contro le basi militari statunitensi in Qatar ed Iraq, nella notte italiana di lunedì 23 giugno si è arrivati ad un cessate il fuoco. A mediare tra Israele e Iran ci hanno pensato il Presidente Trump e l’emiro del Qatar Mohammed Bin Al Thani, capace di sfruttare le sue relazioni con la guida della Repubblica islamica e di riportare il messaggio alla Casa Bianca.

A L’Aia i vertici dei 32 Paesi dell’Alleanza Atlantica auspicano che il cessate il fuoco venga rispettato da Iran e Israele e che si possa mettere definitivamente la parola fine a quella che The Donald ha ribattezzato come “Guerra dei 12 giorni”. Difficile immaginare che cosa potrebbe succedere se qualcuno dovesse rompere il patto.

 

Foto copertina: ID Shutterstock 2524491737 | Fotografo: Alexandros Michailidis

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