Digitalizzazione del Terzo Settore: progressi e progetti. A che punto siamo?

La domanda nasce dell’urgenza collettiva di vedere un mondo sempre più digitalizzato, pronto a confrontarsi con i progressi delle nuove tecnologie, affinché non vi sia il rischio di trovarsi impreparati. Anche il Terzo Settore, quotidianamente, deve fare i conti con i cambiamenti e le necessità di un universo professionale del tutto nuovo che richiede particolari competenze, ma anche strumentazioni adeguate e corsi di aggiornamento e crescita.  

A tal proposito, un esempio virtuoso arriva dalle Marche con il progetto E-3th Evoluzione digitale nel Terzo Settore – promosso da una rete di 5 partner: Enfap Marche (capofila), Ancescao Aps, CSV Marche Ets, Cesvol Umbria, Terni Digital Aps – selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale, con un finanziamento di 640.000 euro.

L’iniziativa intende promuovere lo sviluppo di una cultura digitale che metta il non profit nella condizione di conformarsi ai tempi e di rispondere sempre meglio alle esigenze del mercato e dei cittadini. 

Il contesto: a che punto siamo con la digitalizzazione del settore?

Prima di approfondire le dinamiche del progetto, è necessario fare il punto sul contesto. Quanto sono sviluppate le competenze digitali nel non profit? Il potenziale è totalmente espresso? I lavoratori e i volontari del settore hanno tutte le capacità per guidare il cambiamento?

A queste domande risponde il rapporto “Verso un futuro digitale”, realizzato da Italia non profit e For non profit. Il campione delle 665 realtà interrogate (di cui solo 459 sono le risposte ritenute valide), tra settembre a novembre 2023, ha fornito degli elementi interessanti per dipingere un quadro della situazione abbastanza dettagliato. 

Le tre tipologie di enti più rappresentate all’interno dell’indagine sono: le Associazioni, le Cooperative Sociali e le Fondazioni, che insieme si quantificano quasi quanto la totalità del campione (93,7%). In particolare, l’Associazione è la forma giuridica più frequente all’interno del campione (66,2%).

Ancora più specificatamente, andando a indagare gli ambiti di azione, il rapporto riferisce che: il 44,9% delle realtà opera nel campo dell’assistenza e dell’intervento sociale, il 34,2% nell’educazione, istruzione e formazione, mentre il 19,4% nell’assistenza sanitaria e il 18,3% nell’arte e nella cultura. 

Questi numeri servono a definire un po’ il profilo degli enti. Altri, quelli che verranno illustrati successivamente, vanno invece a indicare l’approccio al cambiamento, nel caso specifico riferito al digitale. L’indagine ha rilevato che oltre sei realtà su dieci ritengono di non essere ancora pienamente digitalizzate, parliamo del 66,2%, ma molte di queste, il 52,7%, hanno la piena consapevolezza di aver intrapreso un giusto percorso di crescita e miglioramento. 

Come viene utilizzato il digitale nel Terzo Settore

L’analisi sullo stato di digitalizzazione del TS mette in luce una eterogeneità interessante sui livelli di adozione. Espresso in dati: il 44% degli enti utilizza il digitale ma senza un approccio strategico, percentuale che va ad aumentare se si considerano solo le organizzazioni non profit con fatturato inferiore ai 60 mila euro (50%).

Il 37,7% invece, è impegnato attivamente in questa transizione. Segnatamente: il 13,5% si dice solo all’inizio del percorso, il 13,3% tuttavia non ha ancora sviluppato un approccio strategico, e il 10,9% non ha ancora una dimensione complessiva e generale al processo di trasformazione. 

In pratica, solo il 13,1% degli enti conferma di aver pienamente incorporato il digitale nell’operatività e nella cultura della propria organizzazione. 

Ci sono però anche le voci dissonanti. Il 5,2% delle realtà intervistate sostiene di avere non poche difficoltà nell’adozione degli strumenti digitali di base. Un dato che non può essere ignorato considerando quanto il mezzo stia diventando sempre più centrale, anche in riferimento all’adozione e l’utilizzo dell’IA nel settore. 

I maggiori ostacoli che impediscono il processo completo di digitalizzazione

Non è difficile intuire che le prime cause per cui il processo di digitalizzazione trova resistenze è da rilevarsi nella mancanza di fondi (48,6%) e competenze (45,5%). 

C’è inoltre un altro fattore da considerare: le politiche interne e gli obiettivi. Il report, infatti, constata che è anche la mentalità a influire sulla lentezza di una crescita necessaria; più di un terzo degli enti (36,8%) rilevi la presenza di altre sfide percepite come prioritarie. Talvolta, rimane complicato rimodulare il modus operandi della realtà, processo complicato anche dalla mancanza di una leadership esperta. 

Una delle maggiori reticenze arriva dalla protezione dei dati, rientra tra gli (19,0%). Più di un ente su dieci (10,5%) riferisce inoltre una mancanza di confidenza basilare con il digitale.

Siti web e social

Infine uno sguardo al mondo social e al biglietto da visita digitale. L’88,0% degli enti del campione ha un sito web. Un quarto delle organizzazioni non profit con un fatturato inferiore ai 60 mila euro, invece, non ha ancora garantito la propria presenza online a potenziali beneficiari, donatori e volontari.

Tra gli enti che hanno un sito web, più di sette su dieci lo hanno aggiornato negli ultimi due anni (77,7%) e dispongono di una versione fruibile anche su dispositivi mobili (77%) come smartphone e tablet.

Poco più della metà degli enti con un sito web (57,9%) utilizza sistemi di tracciamento (come Google Analytics, Facebook Pixel, Hotjar, e altri) per analizzare il comportamento dei propri utenti e per misurare l’efficacia della propria presenza online.

Quanto alla parte social, invece, il 93,2% degli enti conferma di utilizzare i social media per raggiungere il proprio pubblico, coinvolgere la community e promuovere le proprie iniziative.

Tuttavia, è il social più anziano ad essere anche quello più utilizzato: Facebook (97,9%). Il che denota ancora una conoscenza dello strumento social, o meglio un approccio al mondo social, anacronistico rispetto ai tempi. 

Tra i canali istituzionali, LinkedIn è presente nella strategia comunicativa di circa quattro enti su dieci (39,3%). Per la questione broadcast invece emerge che poco più della metà degli enti utilizza Whatsapp (51,9%),

Il progetto E-3th Evoluzione digitale

Si arriva quindi al progetto E-3th Evoluzione digitale che vuole colmare le lacune effettivamente rilevate anche dal rapporto appena analizzato. La volontà degli enti di adeguarsi ai cambiamenti è chiara, ma talvolta mancano gli strumenti di base, o le competenze necessarie per rendersi competitivi. 

Allora, l’iniziativa promossa dai 5 partner già citati, mette in campo una serie di attività di ordine pratico per sopperire alle mancanze; corsi di formazione, attività di coaching individuale, incontri di orientamento e così via rivolti a lavoratori e volontari degli enti del Terzo settore delle 4000 realtà presenti nelle Marche.

Più nel dettaglio, il progetto consente di partecipare a percorsi da 36 ore complessive, (moduli formativi personalizzabili nelle competenze digitali – per 24 ore – e nelle soft e life skills – per 12 ore), sia in presenza, sia online, proprio per andare incontro alle esigenze di tutti. Si passa da lezioni sulle conoscenze di base, come quelle relative ad excel, fino ad arrivare a quelle relative alla trasparenza, alla raccolta dei dati e alla tutela della privacy. Un percorso, dunque, a 360 gradi.

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