Sono innumerevoli gli episodi di violenza, verificatosi negli ultimi mesi o anni, che hanno coinvolto arbitri di ogni categoria in svariate occasioni.
Dai direttori di gara della Serie A, che hanno timore nell’arbitrare una partita cruciale per lo scudetto, fino gli ufficiali di gara dei futuri campioni: gli episodi non si contano più. Finalmente, però, i direttori di gara potranno contare su un dl approvato pochi giorni fa.
L’entusiasmo di Abodi e Zappi
“Si tratta della norma sugli arbitri e tutte le figure tecniche che assicurano la regolarità della competizione. Saranno equiparati, per punibilità e pene per chi li aggredisce, agli agenti di pubblica sicurezza“ con queste parole, pronunciate lo scorso venerdì 20 giugno, il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, ha annunciato una svolta storica per gli arbitri italiani.
Il Consiglio dei Ministri ha infatti dato il via libera al Decreto Legge Sport, introducendo una norma cruciale: i giudici di gara e tutte le figure tecniche che garantiscono la regolarità delle gare saranno ora riconosciuti come veri e propri agenti di pubblica sicurezza, con le relative implicazioni in termini di punibilità in caso di aggressione.
La notizia è stata accolta con grande entusiasmo dall’Associazione Italiana Arbitri (AIA). Il Presidente, Antonio Zappi, ha espresso “grande gioia ed emozione per l’approvazione di questa legge storica“.
Tale misura, frutto di mesi di lavoro e incontri volti a sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica su quella che Zappi definisce una vera e propria “emergenza sociale“, modifica ufficialmente l’articolo 583-quater del Codice Penale. Ciò significa che, da oggi, chiunque compia atti di violenza nei confronti di un arbitro rischierà le medesime pene previste per l’aggressione a un pubblico ufficiale, compreso il carcere.
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Oltre 650 aggressioni nell’ultima stagione
La necessità di un intervento così incisivo è testimoniata da dati allarmanti. Solo nell’ultima stagione sportiva si sono contati più di 650 episodi di condotte violente ai danni degli arbitri, con un totale di oltre 370 giorni di prognosi.
L’ultimo grave episodio, avvenuto solo poche settimane fa ad Arezzo, ha visto un arbitro diciottenne, Lorenzo Petrelli, chiuso nello spogliatoio e picchiato da un genitore (a cui poi è stato dato daspo di quattro anni su tutto il territorio nazionale) al termine di un torneo giovanile, con 40 giorni di prognosi.
Quello di Petrelli però è solo l’ultimo degli episodi di violenza di questa stagione. Altresì, ad aprile uno scenario di tale gravità aveva attirato l’attenzione nazionale. Il 19enne Diego Alfonzetti, arbitro della sezione di Acireale, è stato protagonista di un’aggressione brutale durante i playoff Under 17. Il giovane direttore di gara era stato inseguito e malmenato da più persone.
In risposta a questo ennesimo attacco, l’AIA aveva deciso di oscurare il proprio sito ufficiale, sostituendolo con un’immagine simbolo della non violenza. Un gesto forte, volto a condannare non solo l’episodio di Acireale, ma anche i crescenti episodi di violenza che stavano colpendo la categoria arbitrale su tutto il territorio nazionale. Solo il giorno precedente, infatti, un altro arbitro era stato aggredito in Campania, e nelle settimane precedenti si erano registrati episodi simili in Veneto, nel Lazio e in diverse altre regioni.
La vicenda che si è consumata recentemente ad Arezzo ha, per fortuna, il merito di aver riportato con forza l’attenzione su una situazione intollerabile, evidenziando come la figura arbitrale, in quanto pilastro fondamentale del calcio, meritasse da tempo una tale considerazione.
Con risorse.news abbiamo raggiunto l’arbitra internazionale Manuela Nicolosi, considerata una pioniera dell’arbitraggio femminile, per commentare la novità. Attualmente opinionista arbitrale per DAZN, Nicolosi continua a mettersi alla prova con innovative sfide al di fuori dei campi professionistici, come la sua recente partecipazione alla Kings League.
Le parole dell’arbitra Manuela Nicolosi: “Finalmente!”
Manuela Nicolosi ha accolto il nuovo provvedimento con sollievo e speranza: “La parola che mi viene subito in mente è: finalmente. Questo decreto rappresenta una svolta storica. Riconoscere l’arbitro come pubblico ufficiale non è solo una questione legale, ma un atto di rispetto verso la figura arbitrale e verso tutte le altre professioni ‘dell’ombra’ che permettono a questo sport di esistere. Nessuna partita può essere giocata senza arbitro, ma la sua figura aveva bisogno di essere meglio tutelata”.
L’arbitra romana ha sottolineato poi le difficoltà che la categoria si trova ad affrontare quotidianamente: “Ogni arbitro e arbitra indossa la divisa con senso del dovere, sapendo però di essere spesso bersaglio facile di violenze verbali e, purtroppo, anche fisiche. Anche per questo ci sono sempre meno ragazzi e ragazze che aspirano a fare questo mestiere perché non si sentivano protetti.
Questo provvedimento è un primo passo concreto verso una maggiore tutela, ma anche verso un cambio culturale che spero coinvolga tutti: atleti, dirigenti, genitori e tifosi. Perché il rispetto è un valore essenziale di ogni sport e si insegna. E si protegge.“

Per l’opinionista di Dazn, il decreto è solo l’inizio di un percorso più ampio: “Se vogliamo davvero cambiare le regole del gioco – non sul campo, ma nella testa e nel cuore delle persone – serve un lavoro profondo sull’educazione sportiva, già a partire dalle scuole e dai settori giovanili.
Serve investire sulla formazione emotiva, sulla gestione del conflitto, sul valore del rispetto. E serve dare voce agli arbitri. Farli parlare, raccontare la loro esperienza, far capire che dietro quel fischietto c’è una persona con passione, preparazione e senso di responsabilità.
Si parla ancora troppo poco della vita e dei sacrifici di un arbitro. Sono convinta che permettergli di condividere le sue difficoltà ed il suo percorso permetterebbe alle persone di capire meglio cosa affrontiamo ogni domenica“.
Conclude poi Nicolosi: “Credo sia arrivato il momento di comunicare meglio il nostro ruolo: non siamo nemici del gioco, ne siamo custodi. E quando si protegge qualcosa di prezioso, come il calcio, si ha bisogno di regole, ma anche di umanità”.
Foto Copertina: Riconoscimento editoriale Shutterstock/ ID Foto: 1760480282 / Autore: Dziurek