Le parole di Nelson Mandela, “lo sport ha il potere di cambiare il mondo“, hanno risuonato con forza nella Sala d’Onore del CONI, durante la quarta edizione dell’”Invictus Day: Mandela From Roma Capitale”. Durante l’evento è stato ribadito il ruolo cruciale dello sport, e non solo, come strumento di pace e inclusione.
Organizzata dall’UNVS (Unione Nazionale Veterani dello Sport) “Roma Capitale”, la giornata dedicata al celebre Madiba si pone da anni obiettivi ambiziosi. Il convegno ha messo al centro il dialogo interculturale per contrastare ogni forma di discriminazione, sfruttando tutti i canali possibili, dal settore sociale a quello sportivo e al mondo dello spettacolo.
L’edizione 2025 ha voluto dunque celebrare l’eccellenza e l’impegno sociale, riconoscendo personalità di spicco in diversi settori. Durante la cerimonia, sono state consegnate le “Benemerenze” e riconosciuti gli “Ambasciatori dello Sport e del Sociale“, che si sono contraddistinte nel 2024.
L’iniziativa è stata caratterizzata non solo dalla presenza dell’ambasciatrice del Sudafrica, Nosipho Nausca-Jean Jezile, e dall’introduzione del neo presidente del CONI, Luciano Buonfiglio, ma anche da quella del presidente nazionale di OPES aps, Juri Morico, dato il ruolo dell’ente di promozione sportiva nella promozione dell’evento.
I valori trasmessi da Madiba, dal sociale allo sport
Il cuore pulsante dell'”Invictus Day: Mandela From Roma Capitale” è stato rappresentato dalle storie di coloro che, attraverso percorsi diversi, hanno incarnato principi legati all’eredità di Nelson Mandela.
Tra questi, spiccano Nicola Graziano, neo presidente dell’UNICEF, riconosciuto per il suo instancabile impegno nel sociale; Giulia Russo, dirigente del Ministero della Giustizia, direttrice del Centro Penitenziario “P. Mandato” a Napoli, anch’essa premiata per il suo contributo in ambito sociale; Riccardo Robuschi, ex rugbista professionista e allenatore del Rugby Udine, la cui carriera e i cui valori si allineano allo spirito di lotta e determinazione; e infine, Marco Perrone, giovane atleta proabile (neologismo coniato da Arturo Mariani), premiato come atleta dell’anno, testimonianza vivente di come lo sport possa superare ogni barriera.
Nicola Graziano e il suo impegno nel sociale da sempre
Uno dei primi premiati a prendere parola è stato Nicola Graziano, riconosciuto per il suo instancabile impegno civico, culminato nella recente nomina a presidente di UNICEF Italia.
È stato evidenziato come Graziano non sia un volto nuovo per l’organizzazione: ha infatti dedicato diversi anni come volontario, promuovendo incontri e dibattiti nelle scuole per sensibilizzare i giovani su temi fondamentali come la legalità, l’ambiente, l’immigrazione e l’educazione civica. La sua dedizione lo ha condotto anche a un’esperienza sul campo, con una missione in Costa d’Avorio a fine 2024.
Il magistrato aversano ha evidenziato l’importanza cruciale della solidarietà, definendola come condivisione, supporto e fratellanza tra le persone. Ha poi tracciato un potente parallelo tra il suo operato e l’eredità di Nelson Mandela, citando la lotta dell’ex presidente africano per la giustizia, l’uguaglianza e la dignità umana come fonte d’ispirazione.
Ha concluso affermando che ogni azione a favore dei bambini e dei loro diritti rappresenta “un passo avanti sulla strada tracciata da Mandela”, ribadendo che l’impegno per gli altri è la vera misura del nostro valore.
Giulia Russo parla di reintegro e risocializzazione dei detenuti nel suo centro penitenziario
Dopo 27 anni di carcere Mandela non cercò la vendetta verso i suoi oppressori, ma il perdono, lottando per la pace.
A tal proposito, Giulia Russo, dirigente del Ministero della Giustizia, direttrice del Centro Penitenziario “P. Mandato” a Napoli, ha ricevuto il premio “Ambassador of Freedom”. Il riconoscimento è dovuto al suo costante impegno nell’assicurare alle persone, 1500 detenuti che si trovano all’interno della casa circondariale, una vita al di fuori della prigione e un reintegro nella società. Durante il suo discorso Russo ha ribadito il suo impegno per assicurare sempre la dignità alle persone recluse.
La direttrice ha parlato di rieducazione e risocializzazione grazie anche allo sport, alle strutture sportive all’interno del centro e a dei corsi di formazione per diventare arbitri e personal trainer. Attraverso lo sport si apprendono regole ed è un mezzo di riscatto sociale.
Il filo rosso tra Mandela e Riccardo Robuschi: il rugby
La pratica sportiva è stata importante anche per Riccardo Robuschi, un passato da rugbista e attualmente allenatore del Rugby Udine. Non solo la palla ovale lo lega a Mandela, ma anche la città natale del giocatore, Johannesburg, città in cui Madiba è venuto a mancare.
Una volta il rugby era uno sport elitario, praticato soprattutto dalla minoranza bianca. Mandela, durante la sua reclusione si appassionò a tale sport che, in seguito, divenne simbolo di rivalsa e soprattutto di unione per la popolazione sudafricana.
Robuschi, mentre riceveva il premio di “Ambassador of Freedom” dall’ambasciatrice del Sudafrica, ha ricordato il “Madiba Magic”. Un momento durante il quale gli Springboks vinsero la Coppa del Mondo di Rugby nel 1995 e il leader si presentò in campo indossando la maglietta verde della squadra con il numero 6, lo stesso del capitano. Robuschi ha concluso dichiarando che lo sport lo ha aiutato a superare momenti difficili, come la perdita del nonno avvenuta nel ’97.

L’emozionante storia dell’Atleta dell’Anno
L’ultimo e più toccante riconoscimento è stato conferito a Marco Perrone, premiato come “Atleta dell’Anno”. Il giovane ciclista è stato accolto sul palco insieme alla sua famiglia, dopo che al pubblico era stata raccontata la sua commovente e drammatica storia.
Nell’agosto del 2019 iniziò la sua battaglia con persistenti mal di testa rivelando, nel 2020, un aneurisma cerebrale. La situazione precipitò portando Marco a un complesso intervento d’urgenza seguito da un lungo coma, al punto che ai genitori venne prospettata la donazione degli organi.
Ma contro ogni aspettativa, un piccolo segno riaccese la speranza: Marco riuscì a muovere un dito. Il Venerdì Santo si risvegliò completamente, iniziando un difficile percorso riabilitativo.
Oggi nonostante le sfide quotidiane (respirando autonomamente di giorno e muovendosi su una sedia a rotelle), Marco ha riconquistato la sua vita. È tornato al mare, ha ripreso a pedalare su una bicicletta a tre ruote e ha superato gli esami di terza media, dimostrando una determinazione straordinaria.
La sua storia non lo ha reso solamente un meritato “Atleta dell’Anno”, ma è diventato così l’esempio vivente di come “Lo sport ha il potere di cambiare il mondo“, incarnando quella grande forza d’animo che serve per superare enormi ostacoli.
Il calore condiviso dei premiati conclude il Mandela Day 2025
La quarta edizione del Mandela Day-Invictus 2025 si è conclusa con estrema e profonda commozione. L’ultimo premio “L’atleta dell’anno” per Marco Perrone ha riscaldato i cuori di tutti. La squadra di Calcio Antico Romano Harpastvm Centvria Roma, infine, ha abbracciato il ragazzo consegnandogli con grande emozione la maglia della squadra.
Non solo lo sport ha il potere di cambiare il mondo, ma anche di cambiare la propria vita.
Tutti i premiati hanno rappresentato i valori di Mandela, raccontando la loro professione e l’aiuto verso il prossimo. In particolare, il valore dello sport come appartenenza, come riscatto alle avversità della vita e come mezzo per contrastare le disuguaglianze.

Hanno ricevuto il premio: il presidente del CONI Luciano Bonfiglio; i professori: Giorgio Meneschincheri, Marco Salvetti, Luigi di Girolamo, Carlo Tranquilli; gli attori Simone Montedoro e Jane Alexander; il dott. Vittorio Rizzi; la dr.ssa Luciana Esposito; Manuel Gambarini; Monsignore Walter Trovato; Giorgio Coviello, l’avvocato Ezio Bonanni; il progetto EVERA Project; Carlo Massagli, Andrea Chiesi; il generale di brigata Gabriele Cosimo Garau, Enrico Testi; il tenente colonnello Gabriele di Paolo; Davide Santonastaso; il presidente della FITDS Gavino Mura; maestro di karate Angela Monica Dammone Sessa; il motociclista Marco Clementini; la squadra del Calcio Antico Romano HARPASTVM CENTVRIA Roma; e due premi alla memoria conferiti a Salvatore Canu e Marco Cochi.
Articolo a cura di Matilde Carducci e Matteo Perito


