Ci sono legami che sono difficili da spezzare. Che siano con luoghi, distanti anche 12 mila chilometri, oggetti o persone, si ha l’impressione che mai e poi mai possano essere sciolti o interrotti. Non ci tengono prigionieri, ma solo ancorati, collegati o uniti a qualcosa oppure a qualcuno che ha una certa importanza nella nostra vita e che, in qualche modo, l’ha segnata o addirittura l’ha definita.
Per Ranieri Salvini, un intraprendente ragazzo toscano di 26 anni con tanti interessi sociali e con una smisurata voglia di fare o di rendersi utile, questi vincoli indissolubili si chiamano calcio e Africa. Due elementi che riempiono la sua esistenza e che hanno colmato altresì le pagine di un libro: “La via dello sport – Una storia nelle baraccopoli sudafricane”.
Guarda su YouTube l’intervista integrale a Ranieri Salvini, autore del libro “La via dello sport – Una storia nelle baraccopoli sudafricane”
Nel maggio del 2024, quando su risorse.news raccontammo la sua storia di volontario del Servizio Civile Universale, impegnato con OPES in un progetto a Città del Capo, Ranieri Salvini ci aveva svelato la sua volontà di dare vita ad un progetto editoriale. Era convinto che quell’esperienza di cittadinanza attiva non doveva rimanere silente o personale, meritava di essere condivisa con più persone possibili. Perché era qualcosa di straordinario e potente ed in più era la testimonianza di come lo sport, in un contesto di disagio e vulnerabilità, possa essere una straordinaria leva sociale e pure un meraviglioso linguaggio universale in grado di abbattere barriere, stereotipi e pregiudizi.
Nella township di Lwandle, lì dove criminalità e povertà la fanno da padrone, l’autore ha compreso davvero come sia la via dello sport e come diventi un deterrente per le devianze. Ha capito, unendosi al Bazuka United, la squadra della baraccopoli, come lo sport possa unire le persone e cambiare per sempre i destini dei suoi protagonisti.
A distanza di 14 mesi da quella prima intervista, quel pensiero di mettere nero su bianco pensieri, riflessioni e ricordi è diventato realtà.
“L’idea di scrivere il libro – racconta Ranieri Salvini a risorse.news – è nata dalla consapevolezza di vivere qualcosa di veramente unico e dalla voglia di condividerlo. La mia intenzione è sempre stata quella di far sapere alle persone che cosa succede in una parte di mondo, ahimé non conosciuta a molti e a volte anche un po’ dimenticata”.

Ne “La via dello sport” ci sono esperienze personali e riflessioni di un ragazzo che si è integrato all’interno di una comunità grazie al potere del calcio
A Città del Capo l’operatore di Servizio Civile Universale Ranieri Salvini ha svolto attività sia all’interno di una scuola per bambini ciechi e ipovedenti sia con un’associazione che offre opportunità educative alternative a chi non ha neppure un certificato di nascita, e di conseguenza non ha la possibilità di accedere al sistema scolastico obbligatorio.
È solo una volta dismessi i panni del volontario e terminato il turno che il ventiseienne di Bagno a Ripoli ha avuto la possibilità di immergersi completamente nella comunità locale. Per uno che è cresciuto nel vivaio della Fiorentina, cullando il sogno di diventare un calciatore professionista (suoi compagni di squadra erano Zaniolo, Sottil, Ranieri e Cerofolini, solo per citare alcuni nomi), e che ha scritto una tesi di laurea sugli interventi, anche sportivi, in contesti di vulnerabilità, il calcio ha rappresentato il primo passepartout per integrarsi.
“La via dello sport” riporta come l’ex viola sia arrivato dapprima a disputare un torneo di 5 contro 5 all’interno di una piazza in cui il tempo ed il rispetto dell’orario di gioco sono gli ultimi dei problemi, per poi, grazie a quella manifestazione, entrare tra le fila del Bazuka United, un club calcistico dilettantistico che da quel momento è diventato parte integrante della sua quotidianità.
Le pagine del libro sono segnate da racconti di vita vissuta, da frasi che fotografano un Paese con il più alto tasso di disuguaglianza economica al mondo, ma anche da analisi introspettive, sociologiche e pure antropologiche.
“Il mio libro cerca di contestualizzare bene quella che è la vita nelle baraccopoli – aggiunge Ranieri Salvini -. Quindi, è molto sociologico e le mie riflessioni mirano a far capire al lettore che questo è un fenomeno che si sta propagando in tantissime parti del mondo, visto che ormai non si contano nelle periferie delle città le baraccopoli con 2 milioni o 1,5 milioni di abitanti. Nel libro riporto episodi di vita vissuta come giocatore tesserato per il Bazuka United e rifletto su temi che sono principalmente legati alla povertà, alle condizioni di vita in questi contesti, alla criminalità e poi sul potere che il calcio ha di cambiare la vita”.

Integrarsi in una township di Città del Capo attraverso lo sport
Il contesto in cui si è immerso Salvini è lontano anni luce da quello a cui era abituato quando vestiva la maglia viola.
A Lwandle gli spogliatoi sono un optional, il campo si divide o condivide con altre 32 formazioni, gli scarpini per i suoi compagni di squadra rappresentano un lusso e i pasti pre partita non tengono conto del giusto apporto di carboidrati, proteine e grassi. Si vive il presente e si cerca sempre di trovare una spiegazione a tutto. Anche ad un risultato negativo. Naturalmente la conclusione non è mai scientifica ed oggettiva, ma empirica, ossia basata sull’esperienza o sulla presenza di figure dotate di poteri soprannaturali.
Chi leggerà “La via dello sport” potrà avere la percezione che Lwandle sia un mondo a sé stante in cui per un bianco, “umlungu” in lingua Xhosa, sia impossibile vivere. Ranieri Salvini, invece, ha dimostrato che è possibile adattarsi. Si è integrato, smettendo di sorprendersi verso qualcosa di tanto diverso dalla propria cultura e compiendo dei piccoli passi verso i suoi nuovi amici e compagni di squadra. Ha imparato il loro idioma, rispettato i loro riti ed il loro modo di interpretare lo sport e la vita.
“Lo sport – continua Salvini – mi ha consentito sicuramente di rompere le barriere, ma un altro aspetto sicuramente determinante è stato quello di mettermi al loro livello. Oltre ad imparare la lingua, dovevo cercare di vivere nella stessa condizione in cui vivevano loro. Tutto questo ha contribuito alla reciproca comprensione, ad affinare l’intesa e a creare connessioni. Oltre al calcio, un altro linguaggio universale che mi ha aiutato a diventare parte di quella comunità deve essere rintracciato nella musica e nel ballo”.

Quei mesi trascorsi a Lwandle con il Bazuka United hanno arricchito Ranieri Salvini, ma anche la sua presenza non è passata indifferente. In quella logica di reciproca restituzione, che potremmo definire giving back, il ventiseienne ex operatore di Servizio Civile ha scagliato esempi e comportamenti contro i pregiudizi e quel razzismo ribaltato.
“Le persone di colore hanno ancora dei pregiudizi verso i bianchi – sottolinea Salvini -. Ci vedono come dei privilegiati, menefreghisti, interessati solo business. Per loro l’esperienza con me, e l’hanno ribadito più volte, ha significato proprio mettere in discussione tutti i pensieri e i preconcetti riguardanti una persona bianca.
Ricordiamoci che l’apartheid, abolita 31 anni fa, è ancora una ferita aperta. Più di una persona con cui sono entrato in contatto mi ha detto: ‘Hey Renny – lo chiamano così a Lwandle, n.d.r. -, tu ci hai fatto capire che voi bianchi non siete tutti uguali. Ti sei messo sul nostro piano, ti sei integrato, hai comunicato con noi anche grazie al pallone’. Hanno capito che prima di giudicare una persona bianca bisogna conoscerla”.
“La via dello sport”, un libro che ha una finalità sociale
Il libro di Ranieri Salvini, acquistabile su amazon [clicca qui, se vuoi ordinare il libro], offre spaccati di vita e riflessioni. Acquistare e leggere “La via dello sport” significa altresì compiere una buona azione. I proventi, infatti, saranno destinati ad una finalità sociale.
“Tutto il ricavato del libro servirà ad aiutare la comunità di Lwandle – conclude Ranieri Salvini -. Voglio raccogliere 30 mila euro, e non manca molto, per avviare lì, nella township, un’Academy insieme all’associazione con la quale sto collaborando, ossia WeFootball. La scuola calcio sarà gestita dalle persone con cui sono entrato in contatto. Per questo, proporrò loro percorsi formativi per diventare allenatori, preparatori e dirigenti. È un bel progetto, ma il sogno più grande è quello di costruire un impianto sportivo proprio per la società di calcio. In poche parole, vorrei che il Bazuka United entrasse nella famiglia di WeFootball, affermandosi come un’associazione più strutturata, con persone preparate e stipendiate”.

Terminato il Servizio Civile Universale e salutati il Bazuka United e il Sudafrica, per Ranieri Salvini si sono aperte le porte di WeFootball, un’associazione che utilizza il potere del gioco del calcio per cambiare la vita delle persone. Il legame con quella palla che gli ha regalato tante gioie e con l’Africa è sempre molto forte. Oggi, attua i principi che ha inserito nella sua tesi di laurea e replica l’esperienza maturata a Città del Capo in Kenya, Tanzania e Zambia. In attesa di riprendere “La via dello sport” che lo condurrà nuovamente a Lwandle, dove i suoi amici e compagni di squadra del Bazuka United potranno finalmente esclamare “Renny is back!”.
Sì, Ranieri Salvini tornerà e porterà in dote un progetto sportivo realizzato grazie ai proventi del suo libro.



