Guarda il video servizio sulla cerimonia di assegnazione del Premio “Estra per lo sport”, tenutasi lo scorso 7 marzo al Salone d’Onore del CONI
Storie di inclusione e lotta alla discriminazione. Ma anche di chi ha trovato la sua salvezza nel calcio, di chi porta un po’ di speranza nelle periferie del mondo o di chi allevia le sofferenze di malati o di persone alle prese con sfide difficilissime. Storie differenti, unite da un filo conduttore rappresentato dalla parola sport e da un riconoscimento: Il Premio Giornalistico “Estra per lo sport: l’energia delle buone notizie”.
Lo scorso 7 marzo, all’interno del prestigioso Salone d’Onore del CONI, la multiutility dell’energia, in collaborazione con l’Unione Stampa Sportiva Italiana ed SG Plus, ha reso omaggio a quelle firme che svolgono o hanno svolto un servizio di grande valore sociale e culturale per il pubblico, raccontando il mondo sportivo, la sua funzione, la sua unicità e i suoi protagonisti.
Premio Estra per lo sport a 7 firme del giornalismo sportivo
Dopo aver vagliato oltre 1.000 notizie, tra servizi radio-televisivi e articoli pubblicati su testate nazionali, locali e web, la giuria ha conferito il Premio Estra per lo sport a Marco Iaria di Sportweek, Mariano Sisto di corriere.it, Francesca Benvenuti di TgCom24, Tommaso Giani del Corriere Fiorentino e Alessandro Vinci di 7 Corriere della Sera. Menzioni speciali a Lucia Blini, come donna di sport, e a Iacopo Volpi, per la sua carriera.
Premio Estra, un momento per affrontare anche le sfide del giornalismo sportivo
La cerimonia di assegnazione della settima edizione non si è rivelata solo un’occasione per celebrare i premiati e le loro storie, ma anche un momento per fare un punto sulle sfide attuali del giornalismo sportivo. La prima riguarda il focus della narrazione e la necessità di trattare lo sport come un fatto sociale.
“Se uno si ferma a guardare lo sport di vertice, senza raccontare lo sport di base, non fa bene il proprio lavoro – racconta a risorse.news Iacopo Volpi -. Sappiamo che dietro ogni campione c’è una storia, a volte bella, altre invece di sofferenza. Ci piace che, dopo la cronaca di un evento, venga dedicato spazio al dietro le quinte. Questo aiuta lo sport di base, ma soprattutto invita i ragazzi a divertirsi, a praticare una sana attività sportiva, a stare bene“.

La seconda, invece, si proietta sullo stile e sull’approccio alla professione. Nel giorno delle esequie di Bruno Pizzul, al Premio Estra sono stati ricordati quei Maestri della carta stampata o della radio-televisione che hanno fatto scuola e dato lustro al giornalismo italiano.
“Bruno Pizzul è stato un campione di umanità – ricorda Volpi -. Quello che ha rappresentato dal punto di vista professionale tutta l’Italia lo sa. Ho fatto un bel pezzo di strada con lui ed è stato fantastico.
Poi, cito Giampiero Galeazzi, perché mi ha insegnato a gestire le situazioni anche improvvisando. Ma ho rubato un pezzettino della professione ad ogni grande giornalista con il quale ho lavorato. A Sandro Petrucci, ad esempio, l’arte del comando, ossia far finta di non voler comandare per poi comandare. A Paolo Rosi l’arte di iniziare una telecronaca in un certo modo. Da Sandro Ciotti ho appreso la conduzione della Domenica Sportiva. Se riesci a carpire i segreti da questi professionisti, allora puoi diventare un bravo giornalista.
Quello che voglio lasciare ai colleghi più giovani, senza avere alcuna presunzione, è un buon esempio, partendo dal racconto delle notizie, non solo di quelle buone, e passando dalla verifica delle fonti e da un presupposto: noi che raccontiamo non siamo i protagonisti, perché questo ruolo spetta all’evento”.
Infine, la terza sfida, quella collegata al progresso tecnologico, ai nuovi linguaggi e agli strumenti della comunicazione di massa.
“È vero, cambiano le tecnologie e cambiano i sistemi operativi – sottolinea Lucia Blini – giornalista Sport Mediaset e vincitrice del Premio Estra per lo sport -. Quando abbiamo iniziato noi non c’erano i podcast e neppure il web. Adesso, invece, sono i media che vanno per la maggiore. Bisogna aggiornarsi, è opportuno ovviamente tenere il passo sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista della preparazione dei contenuti”.
“Adesso ci stanno i social – aggiunge Volpi – e a me i social fanno un po’ di paura. Sono utili, certo, danno immediatezza, ma dietro la produzione di un contenuto non c’è la verifica della notizia. Quindi, secondo me, bisognerebbe fare proprio dei corsi per l’uso dei social. I social network sono importanti, ma va utilizzato bene. Altrimenti, diventa un boomerang“.
Il motore della professione, però, rimane sempre lo stesso.
“La passione – conclude Lucia Blini -. La passione per un evento o per una competizione, ma anche l’ammirazione per un campione e poi, il secondo step, è quello del racconto, indipendentemente dal fatto che sia affidato ad un podcast, ad un lungo articolo per la carta stampata o ad un reportage per la tv. Alla fine, il punto di partenza è sempre lo stesso: la passione“.
