Tra accessibilità e welfare, la necessità di avere impianti sportivi efficienti

Il Dalle vette delle Dolomiti fino alla Trinacria, passando per le strade delle metropoli e per le vie dei piccoli borghi dello Stivale, l’Italia scopre di vivere in un enorme paradosso: siamo il primo Paese dell’Europa per numero di medaglie conquistate ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ma anche la quarta nazione dell’area OCSE per sedentarietà. A far precipitare l’Italia così in basso nella classifica di accessibilità allo sport ci sono situazioni ataviche e gap da colmare quanto prima, grazie anche alle risorse provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e alle scelte politiche di un Governo che sta mostrando particolare attenzione al tema sport.

Il Bel Paese, anche su questo fronte, è spaccato in due. Se al nord ci sono più praticanti, nel Meridione soltanto il 27,2% della popolazione pratica abitualmente una disciplina. La percentuale scende all’8,6%, ossia un terzo rispetto al settentrione (24,8%), se si considera il novero degli agonisti under 16. I motivi di un divario così evidente sono da ricercare in cause socioculturali (avere un genitore che segue uno stile di vita sano aiuta), economiche (siamo il 16° Paese dell’area OCSE per spesa pubblica pro-capite dedicata allo sport per ogni abitante: ben 45,9 € al di sotto della media europea che è di 11,5 €) ed infrastrutturali (impianti sportivi).

Impianti sportivi, un aiuto arriva dal PNRR

La materia “impiantistica sportiva” merita approfondimenti, focus, prese di posizione, scelte responsabili, visioni e pure una spinta innovativa. Perché sul suolo della penisola ci sono più di 100.000 impianti che hanno superato i 40 anni. Tre su cinque, infatti, sono considerati vetusti sotto ogni punto di vista. Non si costruisce per colpa della burocrazia, per mancanza di fondi e per indecisioni tra enti pubblici e privati, ma neppure si riqualifica, si converte o si rende efficiente un impianto presente. Secondo il report The European House Ambrosetti, nel nostro Paese, ogni 100.000 abitanti ci sono 131 impianti. In Francia, tanto per fare il paragone con una Nazione a noi vicina, la quota di infrastrutture sportive a disposizione dei “cugini” transalpini è superiore alla nostra del 58%.

Per invertire la tendenze e per donare al popolo italiano luoghi del benessere, della salute, del movimento e della sana attività fisica, sono necessari interventi di costruzione o rigenerazione. Un aiuto arriva sicuramente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Del miliardo di fondi previsto per il settore, 700 milioni sono destinati all’impiantistica polivalente indoor, alle cittadelle dello sport, alle piscine e agli impianti di interesse delle Federazioni. I tre cluster previsti dal Governo, di cui uno per i comuni capoluogo di Regione o di Provincia, un altro per le città con più di 50.000 abitanti ed un terzo per tutte le altre amministrazioni comunali italiane, permetteranno al Paese di trasformarsi e di avvicinarsi alle best practice europee. Grazie ai fondi destinati allo sport, verrà conferita dignità sociale ai territori. Soprattutto a quelli del sud, visto che beneficeranno del 40% dei fondi.

La nuova sfida del Paese

I finanziamenti approvati interessano la riqualificazione di impianti esistenti, la realizzazione di nuove opere ed il miglioramento della classe energetica degli impianti (stando ad un’analisi dell’Istituto per il Credito Sportivo, ogni anno l’inefficienza energetica delle strutture sportive produce uno sperpero di oltre 800 milioni). A breve partiranno i lavori e a Brescia, Pesaro, Cagliari e Rimini splenderanno rispettivamente il centro federale di ginnastica artistica, la cittadella del Basket, un palasport da 8.000 posti per lo sviluppo della pallavolo e la casa della danza sportiva italiana. E così sarà lungo tutto lo Stivale.

Il comparto sta per entrare in una stagione decisiva, quella che donerà nuovo smalto alla nazione ed un futuro migliore alle nuove generazioni. Lo sport sarà più accessibile, inclusivo ed egualitario. Da nord a sud, miglioreranno le condizioni di vita e di salute degli italiani, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione, quelle che sono a rischio emarginazione sociale.

Tre giorni di approfondimenti e formazione, a Roma arriva la fiera sugli impianti sportivi

L’attenzione sulle infrastrutture sportive è altissima. Al di là dei progetti ammessi allo stanziamento dei fondi del PNRR, c’è bisogno di creare consapevolezza e di dare vita ad un nuovo modello sportivo. Welfare, innovazione, ecosostenibilità, qualità dei servizi, dialogo tra pubblico e privato, coesione sociale, programmazione e progettazione non sono solo delle semplici parole da accostare alla nuova vision di sport. Sono le keyword di una nuova sfida, quella che porterà risultati eclatanti sotto ogni punto di vista. Soprattutto in termini di salute e benessere per ogni singolo cittadino.

A tal proposito, a Roma, presso l’Ippodromo Capannelle, dal 5 al 7 maggio si terrà Roma Caput Impianti Sportivi, la fiera tecnologica ed innovativa al servizio dello sport e del wellness promossa da GE.SI.S Lazio (Gestione Sistema Sport), dal network Talento e Tenacia e da Hippo Group, con la collaborazione nel ruolo di organizzatori dei principali Enti di Promozione Sportiva riconosciuti da CONI e CIP (AICS, CNS Libertas, ACSI, MSP Roma, Unione Sportiva ACLI, CSAIn, OPES, CSEN, ENDAS e ASI), con il supporto delle organizzazioni di volontariato e Terzo Settore che operano su Roma e nel Lazio e con il patrocinio di Regione Lazio, Assessorato ai Grandi Eventi Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma, Comitato regionale Lazio di CONI e CIP, Sport e Salute SpA, Istituto per il Credito Sportivo e Fairplay.

Tanti appuntamenti formativi a Roma

Sarà una tre giorni di sport a 360° con dimostrazioni, tornei, più di 30 discipline da provare, eventi e appuntamenti formativi. Il programma si preannuncia a dir poco ricco. Per quanto concerne l’aggiornamento e la formazione di manager, dirigenti e professionisti del settore, nella sola giornata di sabato 6 maggio sono stati inseriti in palinsesto 11 convegni. Si partirà prestissimo, alle ore 09:20, con l’Ingegnere Alfredo Sbarra che tratterà l’efficientamento energetico degli impianti sportivi, un tema molto sentito dai gestori. Alle 10:10, invece, si proseguirà con il ruolo di Sport e Salute sul territorio laziale ed italiano e sullo scenario normativo inerente alle infrastrutture sportive.

Le opportunità di finanziamento agevolato (ore 11:10, con relatore il Dott. Vincenzo Lamorte dell’Istituto per il Credito Sportivo), l’affidamento in concessione degli impianti (ore 11:50), l’impiantistica per la disabilità (ore 12:30, con relatore il Prof. Patrizio Castelli della Fondazione Bambino Gesù) ed il bilancio sociale come strumento di comunicazione con il territorio (ore 13:10, relatore sarà il Prof. Patrizio Graziani dell’Università La Sapienza di Roma) saranno le tematiche che chiuderanno la mattinata.

Il programma del pomeriggio del 6 maggio

Nel pomeriggio, invece, a partire dalle ore 14:00, si toccheranno argomenti come lo sport sicuro, lo sport per tutti con il Dott. Carlo Tranquilli della FMSI e le opportunità nazionali ed europee con il Prof. Manuel Onorati del CUS Roma di Tor Vergata, il quale entrerà nel merito delle tecniche di progettazione in ambito sportivo (ore 14:30). Dalle 15:00 alle 16:00, infine, il Prof. Alessandro Scotto dell’Università degli Studi del Foro Italico, il Dott. Valerio Bernardi e l’Avv. Priscilla Palombi dell’Associazione Italiana Calciatori ed il Dott. Luca Scarpa dispenseranno rispettivamente nozioni e consigli sulle evidenze scientifiche dell’impatto dell’attività fisica e dello sport sulla salute, sulla riforma del lavoro sportivo e sul ruolo del volontariato, tanto nello sport quanto nel Terzo Settore.

Domenica 7 maggio, infine, dalle ore 16:00, David Simbolotti e Mariachiara Pastorini accompagneranno i presenti alla completa conoscenza delle sport performance.

Ridurre il gap infrastrutturale tra nord e sud

L’appuntamento di Roma Caput Impianti Sportivi si rivelerà come un interruttore che accenderà la luce sulla situazione infrastrutturale della Capitale e d’Italia. Sarà un punto di partenza per immaginare il futuro sportivo della nazione, prendendo come esempi virtuosi la gestione dello Stadio Friuli di Udine, degli impianti di Chiavari o la nuova vita del vecchio comunale di Frosinone, il Matusa, che dopo l’inaugurazione del moderno “Stirpe” è stato riconvertito in parco cittadino. Allo stesso tempo, mantenendo alta l’attenzione sul tema, si eviterà il moltiplicarsi di episodi di degrado, non solo urbano, come avvenuto con il colpevole stato di abbandono in cui versa lo Stadio Flaminio.

Quell’area verde nel cuore del capoluogo ciociaro non deve essere una mosca bianca. Oggi, a pochi chilometri più a sud di Frosinone, simili zone latitano. Nel Mezzogiorno, come riportato dal report del 2021 a firma di OPEN POLIS – Con i Bambini, le dotazioni sportive all’aperto sono sensibilmente minori rispetto al resto del Paese. Lo stesso dicasi per il numero di palestre scolastiche. Calabria e Campania, rispettivamente con il 20,5% ed il 26,1% di edifici scolastici dotati di una palestra o di una piscina, rappresentano il fanalino di coda di una Nazione che non va a due velocità, ma a tre.

Meno sport, più sedentarietà e quindi, meno salute

E non è un caso che la carenza di impianti sportivi e palestre nelle due regioni sia correlata al fatto che meno di un bambino su due pratichi nel tempo libero una disciplina in modo continuativo o saltuario. Meno sport vuol dire più sedentarietà. Quindi, maggiore spesa pubblica per curare quelle patologie che sono correlate ad uno stile di vita non sano e decisamente poco attivo.

I progetti che beneficeranno dei fondi del PNRR aiuteranno i territori a recuperare il gap infrastrutturale esistente. Ma per una totale crescita del Paese, serve qualcosa di più. Il futuro della nazione passa da un nuovo modello di sport.

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