Premio Città di Roma: i meriti, non solo sportivi, di Roberto Mancini

Chi indossa la maglia numero 10 non ha una collocazione fissa in mezzo ad un campo di calcio. Può essere attaccante, seconda punta, trequartista o centrocampista offensivo che fa girare la squadra al suo ciak. Però, indipendentemente dalla sua posizione, il 10 ha sempre i riflettori addosso ed un occhio di riguardo da parte del pubblico e degli avversari. Perché da quell’uno vicino ad uno zero ci si attende la giocata, quella per cui vale la pena pagare il biglietto, il lampo di genio, l’imprevedibilità e quella pennellata di fantasia che sovverte il ritmo e le sorti di una banalissima partita di futebol.

Roberto Mancini è stato uno dei grandissimi numeri 10 del calcio italiano. Un esteta, un artista che con le sue magie, le sue intuizioni e i suoi goal ha aiutato prima la Sampdoria e poi la Lazio ad imporsi in Italia ed in Europa. Ha vinto tanto da calciatore e lo stesso ha fatto alla guida di squadre di club, come Inter, Fiorentina, Lazio, Manchester City e Galatasaray. Sempre con coraggio, con il sorriso, con la testa libera e seguendo la sua filosofia: arrivare al successo con il bel gioco. Ma la vittoria dell’Europeo da Commissario Tecnico della Nazionale italiana di calcio conquista un posto speciale nel suo ricchissimo e personalissimo palmares e nella storia del movimento italiano. Dopo 53 anni, infatti, gli Azzurri sono tornati a sollevare l’ambito trofeo continentale. Per lo più, battendo i padri fondatori dell’arte pedatoria nel loro tempio: Wembley.

Roberto Mancini, CT della Nazionale Italiana di Calcio, al Premio Città di Roma

Roberto Mancini: C.T. visionario, motivatore e uomo di sport

Da venerdì 11 giugno, giorno del primo match contro la Turchia, a domenica 11 luglio, la bellissima notte di Londra dalle mille emozioni a non finire, degli abbracci, delle lacrime di gioia, dei ricordi, del delirio nazionale da nord a sud dello Stivale e dei tricolori, Mancini, insieme ai suoi ragazzi e al suo staff, ha rappresentato con orgoglio ed onore una Nazione intera. È stato portatore di speranza per un’Italia che lentamente si stava risollevando dalle ferite inferte dall’emergenza sanitaria da covid-19. Può essere considerato come il timoniere di un popolo fiero ed anche un mental coach di un gruppo di 60 milioni di anime, non soltanto di 26 baldi giovani vestiti d’azzurro. Altresì, può essere accostato ad un professore di sociologia e psicologia sportiva applicata al sistema Nazione.

Ha dimostrato, come riportato in una lettera da lui stesso firmata e pubblicata sulla Gazzetta dello Sport di venerdì 11 giugno 2021 (un mese prima del trionfo), che “lo sport in questi momenti (di sofferenza, n.d.r.) è uno strumento essenziale della nostra vita. Può aiutarci a stare meglio, può aiutarci a staccare temporaneamente da alcuni pensieri o momenti complicati. Lo sport può regalarci tante emozioni positive…”. Profetico? No, forse visionario. Come lo era da calciatore, quando siglava goal che finivano nei titoli di coda delle sigle delle trasmissioni sportive.

Il Manifesto di un successo

Nell’ultimo paragrafo di quell’epistola, indirizzata sia ai suoi ragazzi sia a tutti gli italiani, il “Mancio” Nazionale scriveva il Manifesto 2021 della nostra Nazione: “Sappiamo che le nostre partite saranno un momento di unione di milioni di italiani. Saranno un momento di gioia che per un attimo ci faranno dimenticare dell’anno appena trascorso. Per questo andremo a giocare questa manifestazione consapevoli della forza della maglia azzurra e del popolo italiano. Onoreremo ogni minuto, scenderemo in campo con la spensieratezza di quando si è ragazzini e si comincia a giocare a calcio, ma anche con la responsabilità di chi rappresenta uno dei Paesi più forti e belli del mondo…”.

21 aprile 2023, Salone d'Onore del CONI, OPES conferisce il Premio Città di Roma a Roberto Mancini

In poche righe sono racchiusi i valori positivi dello sport, gli stessi che hanno fatto grande l’Italia sin dall’antichità. La passione, la coesione, il sacrificio, l’unione, l’orgoglio, l’inclusione, il rispetto, l’abnegazione, l’amore, la gioia, la condivisione e la responsabilità sono i pilastri portanti del pensiero del C.T. ed hanno rappresentato le fondamenta su cui è stata costruita la campagna europea culminata nel trionfo di Wembley.

Credo che senza tutti questi valori – ha sottolineato il Commissario Tecnico Roberto Mancini a margine del Premio Città di Roma, l’evento organizzato e promosso da OPES per celebrare, in occasione del Dies romana – il Natale della Capitale – quelle realtà e personalità che si sono contraddistinte per meriti sportivi, umani, sociali e culturali – non si possa raggiungere alcun obiettivo. Credo che quella squadra avesse tutte queste qualità e virtù. Io credo di aver trasferito le mie esperienze, ho cercato e cerco sempre di aiutare i ragazzi più giovani. Anche se in tempi diversi, abbiamo vissuto le stesse sensazioni. Quindi, penso che l’aiuto di tutto lo staff sia fondamentale”.

Il coraggio di Mancini di puntare sui giovani

Tra i meriti che vengono attribuiti a Roberto Mancini, ce n’è uno particolare: l’aver puntato con coraggio sui giovani. In un Paese che si è sempre mostrato poco attento alle future generazioni, il C.T. non ha guardato mai la carta d’identità o il Curriculum Vitae di uno dei suoi atleti. Se un calciatore ha talento, può indossare la tanto agognata maglia azzurra. Anche se non ha ancora compiuto 18 anni e non ha mai collezionato una presenza nel massimo campionato. Un pensiero che va in controtendenza con le politiche, non solo lavorative, del Bel Paese.

Anche in occasione del Premio Città di Roma, il tecnico di Jesi non ha lesinato parole per gli adulti di domani, con tanto di invito ad avvicinarsi ad una disciplina sportiva. “È fondamentale praticare uno sport, al di là di tutto. Indipendentemente che un atleta possa arrivare al professionismo, fare sport è fondamentale per la propria vita, perché aiuta l’individuo a socializzare e ad apprendere le regole. Per le ragazze e i ragazzi che iniziano a giocare a calcio, poi, dico che è molto importante impegnarsi sempre e mostrare passione per questo magnifico sport”.

Parole di un esteta del calcio, di un visionario della panchina, ma soprattutto di un uomo di valore che, con le sue idee, i suoi messaggi e i suoi ragazzi, ha unito ed unisce la Nazione e gli appassionati sotto un’unica bandiera. Quella di colore verde, bianco e rosso.

IX Edizione del Premio Città di Roma: OPES premia il CT Mancini

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