Sanità, allarme GIMBE: “Strutturale gap Nord-Sud”, l’analisi del ddl Calderoli sull’autonomia differenziata 

Nord e Sud Italia: il gap cresce anche nel settore sanità. La Fondazione GIMBE, raccolti e ordinati i dati necessari, ha chiesto che la sanità venga esclusa dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. Il riferimento è al ddl Calderoli sull’autonomia differenziata, secondo il quale le materie per cui sono necessari i Lep, ovvero livelli assistenziali di prestazioni, non possono essere trasferite dallo Stato alle Regioni prima che questi vengano definiti. Ciò affinché si garantisca sul piano nazionale un livello di prestazioni minime e dunque non vi siano trasferimenti di competenze alle Regioni più ricche del  Nord della Penisola. 

Tuttavia – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – alcuni giorni fa il Comitato per l’individuazione dei LEP ha suggerito una pericolosa scorciatoia per la sanità, per la quale non sarebbe necessario definire i LEP in quanto già esistono i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). LEA che, nonostante la loro definizione nel 2001, il loro monitoraggio annuale e l’applicazione di piani di rientro e commissariamenti, di fatto non sono esigibili in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, con grandi diseguaglianze tra Nord e il Sud”. E qualora dunque venissero assegnate maggiori autonomie alle Regioni più ricche si verificherebbe l’allargarsi della forbice tra il Nord e il Sud Italia. 

Le pagelle per i servizi sanitari regionali

Recentemente è stato pubblicato il “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia” da parte del Ministero della Salute, e “la Fondazione GIMBE – spiega il Presidente – ha effettuato alcune analisi sia per stimare l’entità dell’attuale frattura Nord-Sud nel garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute e dei conseguenti rischi di questa “sanatoria” proposta dal Comitato LEP, oltre che per valutare la resilienza e la capacità di ripresa dei servizi sanitari regionali nel secondo anno della pandemia”.

Bisogna fare un passo indietro. Ogni anno il Ministero della Salute valuta l’erogazione dei LEA, ovvero delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket. Cartabellotta spiega che si fa riferimento a vere e proprie pagelle per i servizi sanitari regionali, che vanno a definire, secondo criteri specifici, le Regioni adempienti e quindi “meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale” e le Regioni inadempienti, dunque bocciate che vanno soggette a Piani di rientro che prevedono uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute.

Dal documento, si evince che al 2021, sono 14 le Regioni promosse (tre in più rispetto all’anno precedente, ovvero il periodo in cui il settore ha dovuto fare i conti con il periodo più critico della pandemia da Covid-19), ovvero: Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. Come si evince, nessuna delle Regioni del Sud è risultata pienamente adempiente. 

Anche perché dal 2020 la valutazione LEA è stata sostituita da 22 “core” del Nuovo sistema di garanzia (Nsg), suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera. Il punteggio che regola “promosse” o “bocciate” va da 0 a 100; ogni Regione, per risultare pienamente adempiente, deve registrare almeno un 60 per ogni area. 

L’analisi GIMBE

Tenendo conto quindi della nuova classifica che “conferma anche per il 2021 il gap Nord-Sud, visto che solo Abruzzo, Puglia e Basilicata si trovano tra le 14 Regioni adempienti, peraltro con i punteggi più bassi tra quelle ‘promosse’”, evidenzia Cartabellotta, e che il Ministero della Salute non sintetizza in un punteggio unico la valutazione degli adempimenti LEA, la Fondazione Gimbe ha elaborato una classifica di Regioni e Province autonome sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree, riportando i risultati in ordine decrescente suddivisi in quartili.

Rispetto allo status di Regione adempiente o inadempiente – commenta ancora il Presidente – il punteggio totale enfatizza ulteriormente il gap Nord-Sud: infatti, nei primi 10 posti si trovano 6 Regioni del Nord, 4 del Centro e nessuna del Sud, mentre in fondo alla classifica si collocano, ad eccezione della Valle D’Aosta, solo Regioni del Sud”.

La Fondazione, inoltre, ha analizzato le differenze tra gli adempimenti 2020 e quelli 2021, al fine di valutare le prestazioni di ripresa dell’erogazione dei LEA dopo lo scoppio della pandemia, misurando così i punteggi totali delle Regioni e le performance nazionali sui tre macro-livelli assistenziali. Fatta eccezione per Sardegna e Valle d’Aosta che nel 2021 hanno peggiorato le proprie performance, in tutte le altre Regioni dopo lo “stress test” del 2020, i punteggi LEA sono aumentati, seppur in maniera differente. 

I punteggi

In Basilicata, Liguria, Lombardia e Calabria di oltre 30 punti; nella Provincia Autonoma di Bolzano, Molise, Abruzzo, Campania tra 20 e 30 punti; in Umbria, Toscana, Friuli Venezia Giulia e Marche tra 10 e 19 punti; in Piemonte, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, Sicilia, Emilia-Romagna, Veneto e Puglia di meno di 10 punti.

Questi dati documentano da un lato, la netta ripresa di alcune Regioni (Lombardia, Liguria) colpite nel 2020 in maniera molto violenta dalla prima ondata; dall’altro, il parziale recupero di numerose Regioni inadempienti nel 2020, quasi tutte al Centro-Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano), di cui tuttavia solo l’Abruzzo e la Basilicata diventano adempienti nel 2021”.

Le conclusioni del Presidente Fondazione GIMBE

Il monitoraggio del Ministero della Salute 2021 – chiosa Cartabellotta – conferma il gap strutturale tra Nord e Sud proprio nel momento in cui il Comitato LEP ritiene che in materia di salute non sia necessario definire i LEP, vista la presenza dei LEA”.

Tale proposta quindi, secondo il Presidente della Fondazione GIMBE “suggerisce per le maggiori autonomie in sanità una scorciatoia pericolosa, visto che il Ddl Calderoli rimane molto vago sul finanziamento oltreché sulla garanzia dei LEP secondo quanto previsto dalla Carta Costituzionale. Considerato che le nostre analisi sull’esigibilità dei LEA confermano anche per l’anno 2021 un enorme gap Nord-Sud, è evidente che senza definire, finanziare e garantire i LEP, le maggiori autonomie in sanità legittimeranno normativamente questa frattura, compromettendo l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto costituzionale alla tutela della salute e assestando il colpo di grazia al Servizio Sanitario Nazionale”.

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