Primo maggio 2024, al lavoro per “una crescita economica fondata su equità e coesione”

Come di consueto, il primo giorno del mese di maggio è dedicato a un tema: quello del lavoro. La “festa” dei lavoratori, che propriamente una festa non è. Non perché non abbia importanza quanto espresso dall’articolo 1 della Costituzione italiana (in cui si legge, lo ricordiamo: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”), o perché non ce l’abbia la memoria storica delle lotte per i diritti dei lavoratori, anzi, ma perché, come hanno ribadito dal palco di Monfalcone i leader dei sindacati confederali, e nei giorni precedenti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, le morti bianche aumentano di anno in anno e, nonostante gli sforzi messi in campo, le disuguaglianze – sociali, di genere, territoriali – rappresentano una presenza ancora ingombrante. 

Meloni: “Il compito dello Stato è mettere imprese e lavoratori nelle migliori condizioni per generare ricchezza e occupazione

Il Premier Meloni, tramite i propri canali ufficiali, ha trasmesso due messaggi rilevanti in occasione del primo maggio, partendo dall’assunto che l’impegno politico non si arresta mai e che, citandola, “dobbiamo continuare a lavorare, a fare di più e a farlo meglio”. 

In primo luogo ha inteso ricordare che “Il primo maggio di un anno fa si è riunito il Consiglio dei Ministri e in quell’occasione avevamo approvato un decreto molto articolato, con diverse misure in favore dei lavoratori, la più importante delle quali era il taglio delle tasse sul lavoro per i redditi fino a 35mila euro. Grazie a quel taglio i lavoratori hanno ricevuto in busta paga fino a 100 euro in più al mese. Una misura che abbiamo poi confermato per tutto il 2024 con la legge di bilancio. Tutto ciò per difendere il potere di acquisto dei lavoratori”.

Non ha mancato poi di elencare gli altri provvedimenti realizzati ad hoc per lavoratrici, lavoratori e aziende perché, e lo ha evidenziato, “non è lo Stato creare occupazione e ricchezza, ma sono le imprese e i loro lavoratori; il compito dello Stato è mettere quelle imprese e quei lavoratori nelle migliori condizioni per creare quella ricchezza”.

Un altro passaggio, inerente proprio a una delle criticità sollevate dai sindacati, riguarda le disuguaglianze: “Nell’ultimo Consiglio dei Ministri abbiamo approvato un altro importante decreto, molto corposo, che modifica le politiche di coesione, che servono a combattere le disparità e i divari tra i territori, e che aiuta a spendere nel modo migliore le risorse europee e nazionali per la crescita e lo sviluppo”.  Anche in questa circostanza, Meloni ha passato in rassegna le misure rivolte alle donne lavoratrici, all’impegno verso la precarietà relazionata ai giovani e alle novità considerate in materia di pensioni.

Ma le voci che si ascoltano in ricorrenze come quella del primo maggio sono affollate e ognuna chiama su di sé una richiesta di attenzione mediatica importante. In sottofondo c’è la musica, il collante per eccellenza, soprattutto nelle occasioni in cui si reclamano aggregazione e cooperazione. 

Morti bianche e disuguaglianze

1.040 le vittime in un anno. Oltre 500 mila gli incidenti. Numeri di fronte ai quali non si può restare impassibili. Il rispetto della vita umana dovrebbe essere un principio basico. “Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro ogni anno rappresentano una tragedia inimmaginabile, ciascuna di esse, anche una sola, è inaccettabile”, puntuale l’intervento del Presidente della Repubblica che ha riferito della questione durante la visita allo stabilimento Assolac-Granarolo di Castrovillari, in provincia di Cosenza, avvenuta in vista della “festa” dei lavoratori. 

Anche Ignazio La Russa, Presidente del Senato, ha definito “inaccettabili” le morti sul lavoro e ha ricordato che “la sicurezza è un tema di cruciale importanza, per il quale tutti dobbiamo sentire la necessità di fare il massimo affinché venga sempre garantita l’opportuna prevenzione”.

Il tema è stato poi ampiamente affrontato da CGIL, CISL e UIL. “Basta con il cordoglio di circostanza, abbiamo finito le lacrime, vogliamo fatti concreti. Al governo chiediamo di fare di più. La presidente Meloni ci convochi. Chiudiamoci nella Sala verde di palazzo Chigi finché non troviamo soluzioni”, ha dichiarato il Segretario Generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri durante il proprio intervento. 

Altrettanto dirette le parole di Maurizio Landini, numero uno della CGIL: “Quello che va cambiato è il modello di fare impresa, perché questi morti sono frutto di quelle leggi balorde che sono state fatte negli ultimi 20 anni nel nostro Paese: per legge oggi sono possibili l’appalto, il subappalto e mille forme di lavoro precari. Leggi balorde degli ultimi 20 anni tutti i governi che ci sono stati hanno concorso a realizzare”. 

Un coro che stride nella coesione, ma che enuncia lo stesso principio: al centro di tutto il rispetto per la persona, per chi il lavoro lo rende tale.  

Oltre a quello delle morti bianche, i sindacati hanno acceso i riflettori sul concetto di disuguaglianze e sull’importanza di ridurre il più possibile il gap che sussiste tra donne e uomini, tra Nord e Sud della Penisola, tra chi può contare su un contratto stabile e chi arranca nella precarietà.

Qualsiasi persona che lavora, a prescindere dalle sue idee, dal colore della sua pelle, deve avere gli stessi diritti e le stesse tutele – ha sottolineato Landini – le diseguaglianze vanno combattute. Al centro ci deve essere la persona e non il profitto fine a se stesso, non la diseguaglianza. Noi abbiamo bisogno di imprese sane: un’impresa è sana quando le persone che lavorano in quell’impresa hanno la possibilità di vivere con dignità, perché hanno un salario giusto”.

Luigi Sbarra, Segretario Generale CISL, ha apprezzato l’impegno profuso dal Governo in materia, ma ha anche chiesto uno sforzo ulteriore. “E’ importante il riordino sulla gestione dei fondi di coesione, va nella direzione auspicata dalla CISL. Apprezziamo il sostegno forte all’occupazione stabile attraverso incentivi rivolti a giovani, donne e al Sud. Anche la misura dei 100 euro da corrispondere a gennaio è un ulteriore contributo per sostenere i redditi della fasce popolari. Ora va fatto di più“. 

Bisogna aumentare salari e retribuzioni – ha proseguito – e rinnovare tutti i contratti pubblici e privati, tagliare le tasse al ceto medio, detassare le tredicesime, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, aprire il tavolo per cambiare il sistema previdenziale. Il dialogo e il confronto con il governo deve proseguire per affrontare in maniera più decisa le questioni più importanti“.

Lavoro, disabilità e diritti

Un altro aspetto che ha trovato risonanza nelle parole del Presidente Mattarella è quello delle criticità riscontrate dalle persone con disabilità nel campo dell’occupazione. “Le difficoltà di chi sopporta una disabilità, il peso degli oneri di assistenza che non di rado spingono nel bisogno anche famiglie di chi un lavoro ce l’ha. Gli indicatori positivi della congiuntura devono incoraggiarci a proseguire con intelligenza nel senso di una crescita economica fondata su equità e coesione“.

Ancora nella sfera politica, il Senatore Antonio Guidi ha voluto ricordare il proprio impegno perché il lavoro per le persone con disabilità non diventi “un incubo”.

In questo Primo Maggio – ha scritto infatti Guidi in una nota – il mio pensiero si rivolge come sempre alle persone con disabilità, costrette a scontare duri e intersecati livelli di discriminazione e di attesa. Per queste persone spesso il sogno di un lavoro diventa un incubo e il primo articolo della Costituzione è ancora difficile da raggiungere, ma con impegno e dedizione, stiamo facendo del nostro meglio per rendere l’Italia una Nazione più forte”.

La musica

Di questo e di molto altro si è parlato diffusamente anche durante il Concertone, andato in scena per la prima volta al Circo Massimo, il cui tema del 2024 è stato “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”. Un’occasione per fare eco e per tenere viva la fiamma del dibattito chiamando in causa l’arte.

Da Noemi – conduttrice dell’evento insieme a Ermal Meta e Big Mama – che ha lanciato un appello sulla parità salariale e di genere, riferendosi anche a come l’indipendenza economica possa supportare le donne vittime di violenza a ricominciare e a ricostruirsi una vita; a Stefano Massini che ha parlato delle morti bianche determinandole come “una strage, un massacro”; passando per Geolier che ha portato sul palco la voce di chi vive discriminazioni sociali e razziali, ricordando che il luogo di provenienza non dovrebbe interessare nessuno, “perché siamo tutti uguali finché rimaniamo sotto lo stesso cielo”; infine Achille Lauro che ha cantato e declamato, a suo modo, alcuni articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. 

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