La Riforma del Terzo Settore tra sforzi necessari e un impatto di qualità

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È stata benedetta ed invocata a gran voce ma ha pure incontrato problemi. Ha riscosso favori, certo, ma è stata altresì soggetta a richieste di interventi e correttivi. Come ogni riforma, anche quella del Terzo Settore necessita di tempo per essere metabolizzata, poiché implica uno stravolgimento dello status quo e, al tempo stesso, un salto culturale.

È una riforma che è durata molto e che ancora non è completata, perché manca ancora la parte fiscale“. Così la Dott.ssa Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore sul complesso di norme che disciplinano il comparto del non-profit.

Una riforma che richiede competenze e capacità di adattamento

1° luglio 2024. Questa è la data che segnerà l’entrata in vigore di una parte della riforma fiscale. Il cambio del regime dell’IVA per gli enti non commerciali, inizialmente previsto per il 1° gennaio 2024, è stato posticipato al 1° luglio 2024 con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge che converte il decreto n. 51 del 10 maggio 2023. Lo slittamento di 6 mesi creerà sicuramente dei disagi a grandi e piccole organizzazioni del non-profit. Nulla a che vedere con i primi complicati passi per completare l’iscrizione al RUNTS – il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

La Riforma, infatti, ha richiesto ai protagonisti del sociale di adeguarsi alla nuova era. Senza la dovuta informazione, senza la volontà di aggiornarsi o di innestare nuove competenze all’interno del suo motore, il Terzo Settore non sarebbe stato in grado di rispondere alle nuove norme e alle trasformazioni sociali.

Con la riforma è stato necessario aggiornarsi o innestare nuove competenze – ha ribadito Pallucchi in occasione dell’appuntamento conclusivo del progetto InFormAzione di OPES -. Pensate solo al digitale, che è stato uno dei primi ostacoli incontrati dai nostri dirigenti che non sono più giovanissimi. Ma le competenze, soprattutto di carattere trasversale, servono ad avere una nuova capacità di resilienza. Nel XXI secolo l’aggiornamento professionale continuo è fondamentale per ogni categoria umana. Se è vero che questa è l’era della conoscenza, le competenze sono necessarie per non subirla e per essere dei soggetti attivi. Sono la chiave attraverso la quale noi riusciamo a muoverci in questo complicato mondo“.

Quali sono gli effetti positivi?

Non ci sono solo sforzi ed impegni gravosi. La Riforma ha prodotto e produce anche effetti positivi.

Introduce, amplificandolo, il concetto, che è presente nella nostra Costituzione, degli Enti di Terzo Settore che insieme a quelli pubblici contribuiscono all’interesse generale – ha aggiunto la portavoce del Forum del Terzo Settore -. Mette poi in campo l’amministrazione condivisa, che è una modalità per potenziare estremamente la risposta ai nuovi bisogni della società, soprattutto in questo momento storico“.

In definitiva, il complesso di norme che ha ridisegnato l’impresa sociale e il mondo del non-profit esalta da un lato il principio di sussidiarietà, dall’altro, invece, valorizza l’empowerment dei soggetti sociali.

Noi non siamo dei soggetti che fanno del bene – ha sentenziato la Pallucchi -, noi produciamo un valore che ha un ruolo ed un peso sociale ed economico. Se sapremo gestire la Riforma adeguatamente, facendola atterrare nelle modalità dovute, allora potremo avere un grande riscontro nell’immediato futuro“.

 

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