Mancano medici e infermieri, il Ministro Schillaci: “una carenza che va affrontata”

La Sanità pubblica italiana vive un periodo complesso. Scarsa digitalizzazione in numerose strutture, un modello organizzativo che necessita di interventi repentini e carenza di personale, una delle maggiori problematiche di cui si parla quotidianamente. Recentemente, anche la Fondazione GIMBE ha lanciato l’allarme, ricordando che le Regioni sono in affanno e che mancano medici di Medicina Generale in tutta la Penisola. Criticità che il Ministero della Salute intende affrontare e risolvere nel più breve tempo possibile. 

Il tema è stato approfondito durante l’evento realizzato per celebrare i trent’anni di attività dell’Agenas, ovvero l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, lo scorso 28 giugno al Senato (presso la Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva), a cui ha preso parte anche il Ministro Orazio Schillaci

“Per la Sanità serve una rivoluzione”: le parole del Ministro Schillaci

Per la Sanità serve una rivoluzione – ha chiarito subito Orazio Schillaci durante l’incontro – rafforzare la medicina del territorio che è mancata e poi la digitalizzazione. Sono due capitoli del PNRR dove ci sono risorse e il ministero della Salute e Agenas sono sicuro che potranno svolgere bene il compito. Ma c’è anche una carenza di personale. Gli infermieri mancano in tutta Europa, in Usa e in Giappone. È una carenza che va affrontata ma in un momento complesso come questo credo dovremmo guardare a qualche paese straniero”.

Sul tema inerente alla carenza di personale medico, il Ministro ha anche aggiunto che bisogna fare una distinzione tra la mancanza di medici e la penuria di infermieri. In merito ai primi ha spiegato: “Più che mancare in maniera assoluta, veniamo da una programmazione in medicina sbagliata. Il problema è che non vogliono fare alcune specializzazioni, per esempio Emergenza-urgenza o Pronto soccorso”. Sugli infermieri: “non è vero che mancano 300 mila infermieri. Basta prendere i dati di Agenas, che sono ufficiali, per capire realmente quali sono i fabbisogni”, resta tuttavia una mancanza che, secondo Schillaci, impone l’assunzione di personale straniero.

Guardando al futuro, Schillaci però ritiene che ci siano dei margini per circoscrivere il problema: “Se ci sono 70-80 mila ragazzi che ogni anno vogliono fare test di medicina, la professione medica la sua attrattività non l’ha persa. Anche su quello siamo intervenuti. La ministra Bernini ha aumentato il numero di iscritti a medicina”. Infine ha chiosato: “Io ho fatto il preside e per quasi dieci anni ogni anno chiedevano di avere 4-5 mila posti in più. Se li avessimo avuti, oggi avremmo quei medici che mancano“.

Sanità pubblica a rischio? Schillaci: “No, ma servono fondi per risolvere i problemi”

Reperire fondi per una rinascita del sistema sanitario è una priorità, insieme a rimpinguare il personale medico. Di questo Schillaci ne ha parlato anche a La Repubblica, riferendo che servono fondi, nel caso specifico quelli del PNRR, e che bisogna anche cambiare il modello organizzativo. Una necessità che si è palesata con la diffusione del Covid. Servono, quindi, “3 o 4 miliardi in più per risolvere i problemi. Di questi, circa 1,5 miliardi servirebbero per il personale, che deve essere pagato meglio, come dico da tempo. Abbiamo iniziato con i lavoratori dei pronto soccorso ma non basta“.

Il Ministro, durante l’intervista, ha specificato inoltre che non sussiste il rischio di una privatizzazione: “al di là di tutti i problemi che viviamo come sanità, i nostri cittadini riconoscono negli ospedali e nello specifico nei pronto soccorso dei posti dove vengono curati bene. Non ho mai detto di voler privatizzare, e non lo hanno fatto nemmeno altri esponenti dell’esecutivo”. 

Medici e infermieri: il confronto con le Regioni

Lo scorso 21 giugno ha avuto invece luogo un incontro tra le Regioni e il Ministero della Salute. Una “riunione importante”, così è stata definita dal Ministro Schillaci, che ha concretizzato la possibilità di istituire un tavolo ristretto a cui siederanno, insieme al Ministero, l’Agenas e le Regioni. I problemi definiti durante il confronto: “sono la mancanza di una medicina del territorio, le diseguaglianze tra le Regioni, la carenza del personale. Soprattutto per alcune figure mediche e la necessità di avere più fondi ma anche di usarli bene, perché deve essere chiaro che il Sistema sanitario nazionale deve essere sostenibile per dare una risposta gratuita a tutti i cittadini come dichiara la nostra Costituzione”. 

Quanto al tema autonomia differenziata, Schillaci ha chiarito: “esiste dal 2001 e già le Regioni hanno di fatto sulla sanità pieno potere operativo, per cui credo sia importante e lo rivendico che il ministero abbia un ruolo di controllo per aiutare le Regioni che sono più in difficoltà e per fare sì che i modelli regionali migliori possano essere esportati in altre Regioni”.

Dunque, ha poi passato al vaglio quali dovranno essere i prossimi passi dell’esecutivo: “in Italia la salute va ridisegnata e va vista a 360 gradi: bisogna fare in modo che i pronto soccorso siano decongestionati, che gli ospedali abbiano un numero di letti adeguato, che finalmente ci sia una medicina del territorio, che ci sia una medicina a distanza, che ci sia un modo diverso di lavoro per i medici di medicina generale e che le farmacie possano avere un ruolo crescente […] le luci sono gli operatori sanitari e le ombre sono dovute a un sistema che è un po’ ingolfato e in cui va superata la diseguaglianza dell’offerta sanitaria pubblica tra regione e regione e tra città e piccoli centri”.

“Un nuovo Patto Salute”

Sul fronte Regioni, è intervenuto il Presidente del Friuli – Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che a margine dell’incontro ha spiegato: “con spirito di leale collaborazione istituzionale la Conferenza delle Regioni lavora insieme al Governo a un nuovo Patto Salute. Vogliamo insieme, attraverso un tavolo di confronto, dare una nuova programmazione e modernizzare il settore nei prossimi anni. Superata con successo la pandemia, ora va rafforzato il valore universale del sistema sanitario e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Lavoriamo quindi al rilancio della sanità e al suo potenziamento territoriale”. Anche Fedriga non ha mancato di ricordare quanto siano fondamentali i fondi del PNRR, definendoli: “un’occasione unica per riorganizzare e modernizzare il nostro sistema sanitario”.

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