Italia in bilico tra la denatalità e l’accelerazione del processo di invecchiamento del Paese

Continua a calare il numero delle nascite in Italia. Il Rapporto 2023 diffuso dall’Istat racconta di una denatalità sempre più preoccupante, ma anche di due interessanti fenomeni che riguardano la popolazione più anziana: meno decessi rispetto agli anni precedenti e la presenza di un numero record di ultracentenari.

Il Rapporto Istat 2023: denatalità

Inverno demografico, questa è l’espressione che più volte è stata utilizzata, anche da Papa Francesco, per definire il numero di nascite decrescente nel Bel Paese. Si fanno sempre meno figli e le ragioni sono molteplici: una società in continuo cambiamento che destruttura il paradigma lavoro – matrimonio – figli; l’inflazione galoppante che non consente di fare progetti a lungo termine; la ricerca di una stabilità economica ostacolata in parte dai contratti a termine e in parte da una retribuzione che, a livello pratico, non permette di sostenere le spese che un figlio comporterebbe; una minore fecondità dovuta all’innalzamento dell’età media in cui si decide di avere un bambino; in ultimo, i sostegni alle famiglie, non solo di natura economica, che dovrebbero coadiuvare i genitori nella crescita di un figlio.

Questioni su cui il governo Meloni sta lavorando da mesi per invertire il senso di marcia. Ne abbiamo parlato anche con il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci QUI

In termini numerici, l’Istat chiarisce che nel primo quadrimestre del 2023 le nascite in Italia, 118 mila unità, sono diminuite dell’1,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e del 10,7% rispetto al 2019. 

Un Paese più anziano e più longevo

Diverso è il discorso che interessa la popolazione più anziana. Il primo dato interessante riguarda i decessi: 232 mila nel primo quadrimestre del 2023, ovvero 21 mila in meno rispetto al 2022 e 42 mila in meno rispetto al 2020, che ricordiamo tuttavia essere l’anno in cui il Covid ha colpito fortemente la popolazione italiana. 

In secondo luogo, procede spedito il processo di invecchiamento: il 24% della popolazione ha più di 65 anni e sono 22 mila gli ultracentenari italiani. Cresce dunque l’aspettativa di vita, gli italiani sono più longevi. 

Sul tema, l’Istat produce diverse riflessioni. Nel 2022 le aspettative di vita si quantificavano in 80,5 anni per gli uomini e 84,5 per le donne. Tenendo a mente questo dato, si guardi al numero di decessi degli ultimi tre anni: 2 milioni e 150 mila, di questi quasi il 90% riguarda persone con più di 65 anni. Nonostante ciò, il processo di invecchiamento del Paese accelera. 

Sono 14 milioni e 177 mila le persone che hanno superato i sessant’anni; il numero di ultraottantenni è di 4 milioni e 530 mila; mentre 22 mila sono gli ultracentenari, per lo più donne come chiarisce l’Istat. Un numero record per il Paese. 

Grandi cambiamenti per la società

In breve, il rapporto evidenzia come le persone in età attiva (fino ai 64 anni) e i giovanissimi stiano diminuendo. Si stima che nel 2041 gli ultraottantenni saranno circa 6 milioni, mentre gli ultranovantenni 1,4. 

Le criticità legate a tali osservazioni, chiaramente, riguardano il futuro: se la denatalità terrà questi ritmi, la società subirà cambiamenti epocali, e sono interessati il mondo scuola, il mondo lavoro e la composizione strategica della società stessa.

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