Il senso di SBAM raccontato da chi era presente

Basterebbe raccontare di un semplice gesto, come un abbraccio o un caloroso saluto, per far capire a chi non era in piazza D’Armi a Torino che cosa ha rappresentato la seconda giornata di SBAM per i bambini delle scuole dell’infanzia e per gli studenti delle primarie e delle secondarie. 

Non ci sono nuvole minacciose sopra l’area verde antistante lo stadio Olimpico dedicato al Grande Torino, ma un sole luminoso che fa esplodere l’estate. Il caldo si fa sentire, così come la stanchezza, soprattutto dopo più di 4 ore dedicate a cimentarsi in discipline ed attività. Eppure la voglia di continuare a giocare e di fare sport da parte di ogni partecipante non si placa, non scivola via come le gocce di sudore che impregnano viso e magliette.

Loro, i 2.500 studenti di età compresa fra i 4 e i 17 anni, implorano gli insegnanti di continuare. Di tornare a scuola o a casa non ne vogliono sentir parlare. Desiderano rimanere in Piazza d’Armi per conoscere ogni singola specialità, anche quella più strana. Vogliono divertirsi, stare insieme. La loro intenzione è ferma. Per questo, cercano ogni pretesto per ritardare la partenza è dichiarare conclusa una giornata dedicata allo stile di vita sano. Ed allora si aggrappano ai volontari, ad ogni persona adulta che indossa la maglietta di SBAM. I più piccoli mostrano così tutto il loro affetto e la loro gratitudine per quello che hanno vissuto. Quel gesto è un segno di empatia e di affetto. È senza dubbio espressione della loro gioia e denota anche la loro volontà di legarsi a chi ha promosso l’evento. Forse, sperano che quel volontario sia la loro ancora di salvezza, ovvero colui che possa prolungare ancora un po’ la visita ed il soggiorno in un villaggio dello sport inclusivo a cielo aperto.

SBAM raccontato da un’insegnante

Debora Molino ha quasi 40 anni di servizio ed insegna alla scuola dell’infanzia di via Paoli. È in Piazza d’Armi per accompagnare i suoi bambini di 4 e 5 anni alla scoperta delle meraviglie sportive di SBAM. Non dovrebbe essere facile gestire, insieme alle sue colleghe, l’entusiasmo di una ventina di monelli entusiasti, eppure il suo volto è disteso, sereno e felice. Perché è consapevole che questa giornata significherà tanto per ognuno di loro. “Per loro – racconta -, questo evento è importantissimo, perché lo sport è inclusione, rafforza la loro autostima e rappresenta uno strumento autentico per apprendere le regole della vita e i veri valori, come il rispetto e la fiducia. Tanto in sé stessi quanto verso gli altri. Questa giornata di sport ha permesso loro di conoscere il proprio corpo, i propri limiti e le proprie capacità. È il massimo, direi.

Lo sport, uno strumento di inclusione e coesione sociale

Le sue parole esprimono l’essenza di SBAM, ma raccontano anche un po’ della sua vita, della sua famiglia e della storia della figlia, che, grazie allo sport, a Special Olympics e a tutte quelle associazioni e società sportive dilettantistiche che si prendono cura dei ragazzi con disabilità, è riuscita ad affermarsi, ad emergere e a diventare un’atleta della Nazionale italiana di basket 3 vs 3 che parteciperà ai prossimi Mondiali di Berlino. Debora Molino, più di ogni altro genitore, educatore ed insegnante, comprende il valore educativo e sociale dello sport. “Per loro – aggiunge – tutto è gioco. Così deve essere lo sport: un gioco che li rende felici“.

Un altro termine che cita spesso è coesione sociale, l’insieme di quei comportamenti e legami di affinità e solidarietà che abbattono barriere ed attenuano le disparità sociali. Magari il termine sarà di difficile comprensione per un bambino, ma l’esperienza sul campo può far germogliare quel seme ed aiutarlo ad essere un fautore di una società più aperta, equa ed inclusiva.

Lo sport a livello agonistico – aggiunge – purtroppo tende ad escludere o ad emarginare chi non ha talento. Invece, dovrebbe valorizzare le capacità  di ogni singolo individuo, apprezzare quei piccoli progressi che un atleta o uno sportivo, soprattutto se disabile, riesce a compiere. Quel piccolo passo ha un valore pazzesco“. Le parole valore e valori si rincorrono sempre in Piazza d’Armi. Si susseguono come espressioni ed esperienze che conferiscono diversi significati a SBAM. L’evento promosso da OPES è sport, benessere, alimentazione e movimento, quindi stili di vita sani e corretti, ma anche conoscenza di sé e degli altri, socializzazione, condivisione, collaborazione tra i diversi attori della comunità educante e costruzione di una nuova società.

Sono molto contenta – conclude Debora Molino -, mi aspettavo tutto ciò. Grazie a SBAM, abbiamo potuto fare tante attività insieme, soprattutto nuoto. Spero che nei bambini rimanga tanto di questa giornata.”

Di sicuro, tornando a casa e raccontando l’esperienza vissuta a genitori o fratelli, ogni singolo partecipante avrà riferito con entusiasmo e partecipazione tutte le emozioni provate in Piazza d’Armi. Quelle rimangono per molto tempo e si sedimentano nel cuore e nella vita. Come il calore o la sorpresa provato da un volontario che ha ricevuto un grazie o un abbraccio.

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