L’allarme della Fondazione GIMBE: in Italia mancano almeno 840 pediatri

In Italia si sta acuendo la carenza di pediatri di libera scelta. È questo l’allarme lanciato dalla Fondazione GIMBE che si è fatta portavoce delle lamentele e delle rimostranze avanzate dai genitori di bambini e ragazzi di età compresa fra 0 e 14 anni. Tra liste con numeri di assistiti da overbooking, problemi burocratici, innalzamento dell’età pensionistica e mancanze di risposte da parte delle ASL, fino all’impossibilità in alcuni casi di iscrivere i propri figli al cosiddetto pediatra di famiglia, la situazione sta diventando sempre più grave. Il rischio di non offrire un’adeguata assistenza è elevato. Ed il futuro sembra sempre più cupo, soprattutto se non si dovessero attuare delle politiche correttive che permettano di irrobustire il novero di figure specializzate ad occuparsi della salute dei cittadini più giovani.

Per comprendere tutte le cause ed analizzare il fenomeno, la Fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ha condotto un’indagine e provato ad avanzare una stima necessaria a rispondere alle esigenze del tessuto sociale. Il punto di partenza è stato scattare una fotografia della situazione, sia dal punto di vista normativo sia per quanto riguarda i cittadini interessati.

Fondazione GIMBE: 4 Regioni hanno il massimale al di sotto del tetto ministeriale

Se per legge i bambini fino al sesto anno di vita devono essere seguiti da un pediatra di libera scelta, a partire dal compimento dei sei anni i genitori possono scegliere se inserire il bambino nelle liste del medico di famiglia o continuare con lo specialista della salute in età pediatrica. Al compimento dei 14 anni, invece, ad eccezione di pazienti con patologie croniche o disabilità per i quali può essere richiesta una proroga di due anni, il pediatra di libera scelta viene revocato automaticamente.

In linea del tutto teorica, 4,3 milioni (dato ISTAT al 1° gennaio 2022) di bambini e ragazzi tra i 6 e i 13 anni, ossia il 62% della fascia 0-13 anni, potrebbe iscriversi ad un medico di base.

Queste regole – spiega Cartabellotta in una nota stampa – se da un lato contrastano con la definizione di pediatra di libera scelta come medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni, dall’altro rappresentano un enorme ostacolo per un’accurata programmazione del reale fabbisogno nazionale”.

Situazione precaria in Toscana, Piemonte e a Bolzano

La condizione italiana è border line altresì per le criticità che derivano dal massimale di assistiti e dal mancato ricambio generazionale. Secondo il Ministero della Salute, il numero massimo di assistiti da un pediatra di libera scelta è fissato in 800 pazienti. Però, alla luce delle varie deroghe nazionali, regionali e locali, il numero può schizzare tranquillamente anche oltre le 1.000 unità. Secondo Cartabellotta, su questo fronte non aiutano neppure le politiche sindacali, volte ad innalzare i massimali ed i compensi dei professionisti in attività, piuttosto che favorire l’ingresso di nuovi colleghi.

Ad oggi, soltanto 4 Regioni su 20 presentano un quadro al di sotto di un massimale senza deroghe. Umbria (784 pazienti per ogni pediatra di libera scelta), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798) sono in linea di galleggiamento, mentre tutte le altre annaspano. In Toscana, nella provincia autonoma di Bolzano ed in Piemonte si sta delineando lo scenario peggiore: oltre mille assistiti per un pediatra.

Lo scenario – spiega il Presidente della Fondazione GIMBE – è molto più critico di quanto lasciano trasparire i numeri: infatti, con un tale livello di saturazione non solo viene meno il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di pediatri di libera scelta, in particolare nelle aree interne o disagiate dove i bandi per le zone carenti vanno spesso deserti”.

Con 3.500 pediatri verso la pensione entro il 2031 è necessario irrobustire il numero di professionisti

Capitolo ricambio generazionale. L’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Medici (ENPAM) rivela che più del 50% dei pediatri di libera scelta ha superato i 60 anni di età. Entro il 2031, pertanto, dovrebbero andare in pensione 3.500 pediatri. Il problema diventa ancor più accentuato se si guarda agli specializzandi. Il loro numero coprirebbe soltanto il 50% dei posti di pediatra di libera scelta necessari.

 

Con un simile quadro dalle tinte cupe e grigie, la Fondazione GIMBE ipotizza una carenza di almeno 840 pediatri di libera scelta. Ma se il numero di assistiti per ogni pediatra scendesse a 700, allora al nostro sistema sanitario nazionale servirebbero 1.935 professionisti in più.

La carenza di pediatri di libera scelta – conclude Cartabellotta – deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Ma rimane fortemente condizionata sia da miopi politiche sindacali, sia da variabili locali non sempre prevedibili che rendono difficile calcolarne il fabbisogno.

Innalzare l’età pensionabile a 72 anni e aumentare il massimale a 1.000 servono solo a mettere “la polvere sotto il tappeto” e non a risolvere il grave problema della carenza dei pediatri di famiglia. In tal senso servono un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle Case di comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione. Perché guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente”.

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