25 novembre, nessuno può spegnere la voce di una donna

Nessuno può spegnere la voce di una donna. È questo il messaggio che risorse.news si impegna a portare avanti. Non solo in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma in ogni singolo minuto dell’anno. Perché è giunto il momento che ogni singolo cittadino faccia la differenza per creare una società in cui bambine, ragazze e donne possano sentirsi sicure, rispettate, tutelate e libere di inseguire i loro sogni. Senza paura. Senza il timore di essere giudicate, additate, violate, maltrattate. Uccise.

Ogni 72 ore, in Italia, una donna viene uccisa

Che ognuno di noi debba assumersi le proprie responsabilità è innegabile. Ogni 72 ore, purtroppo, in Italia si consuma un femminicidio. Una donna, in quanto donna, perde la vita per mano di un uomo. Che nella stragrande maggioranza dei casi ha o ha avuto un legame affettivo con la vittima o è un parente. Annalisa D’Auria (32 anni), Giulia Cecchettin (22 anni) e Rita Talamelli (66 anni) sono solo tre delle 106 vittime di questo 2023 che non si è ancora concluso.

Il 22 ottobre, un mese fa, stando ai dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza – Direzione centrale della polizia criminale, le donne uccise erano 96. A distanza di 30 giorni il numero è aumentato seguendo il triste ed angosciante trend: ogni mese, per mano di un uomo, la vita di 10 donne viene spezzata. Crimini efferati. Violenza di genere, violazione dei diritti umani.

I numeri delle vittime negli ultimi 20 anni

Che servano ulteriori sforzi è evidente. Qualcosa è stato fatto, ma non è sufficiente. I numeri e le statistiche non mentono. Nel giro di 20 anni, dal 2002 al 2021, gli episodi derubricati come femminicidi sono passati da 187 a 119. Lo scorso anno, invece, le vittime sono state 124.

Cifre che negli ultimi 4 anni sembrano fluttuare, discostandosi di poco rispetto al riferimento precedente. Basti pensare che nel 2019 e nel 2020 le donne uccise sono state rispettivamente 111 e 116. Se ci si basa sul quoziente di persone di sesso femminile uccise su un campione di 100.000 abitanti, si va dalle 0,64 donne del 2002 alle 0,39 del 2021. Una decrescita contenuta, se paragonata agli omicidi di uomini (da 1,62 ogni 100.000 abitanti a 0,64).

I dati raccolti dall’ISTAT, però, evidenziano anche un altro aspetto: in questi 20 lunghi anni, la percentuale di partner ed ex partner che hanno commesso il crimine è aumentata. Se nel 2002 si attestava al 38,5%, la stessa della voce “autore sconosciuto alla vittima”, nel 2021 i mariti, i conviventi e i fidanzati che si sono macchiati di omicidio sono saliti al 45,4% dei casi (i crimini commessi da ex partner, invece, sono stati il 13,4%). Due anni fa, in sintesi, 84 donne su 100 hanno trovato la morte in un contesto familiare (il killer nel 45,4% dei casi è stato il partner, nel 13,4% un ex e nel 25,2% un altro parente).

25 novembre - giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Reati spia e chiamate al numero 1522: numeri troppo alti se paragonati all’epoca pre-covid

Che occorra attenzione nella triste lettura ed interpretazione dei dati è più che mai opportuno. Non si può affermare che in Italia si registrino meno femminicidi rispetto al resto d’Europa o che questi episodi siano sensibilmente diminuiti. Rimangono ancora troppi, così come i reati spia (violenze sessuali, fisiche e psicologiche, maltrattamenti, atti persecutori, di prevaricazione e stalking).

Il paragone con gli altri membri del Vecchio Continente non dovrebbe essere affrontato per perorare una causa o per dimostrare che l’Italia sia sulla strada giusta, in quanto i numeri sono lacunosi e le variabili considerate sono differenti da Stato a Stato. In primis, come ricorda l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, manca una definizione comune di femminicidio. Poi, i dati pubblicati da Eurostat contemplano nell’autore del crimine efferato il partner, l’ex e i membri della famiglia. Infine, le cifre riportate sono incomplete, poiché si riferiscono a 20 dei 27 Paesi dell’Unione e non tutte poi sono aggiornate al 2021.

Nella lettura dei casi di violenza di genere, inoltre, si dovrebbero osservare anche i reati spia e le chiamate al 1522, il numero gratuito anti violenza e stalking promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità. Le telefonate di aiuto o di segnalazione di episodi di violenza fisica o psicologica ricevute dagli operatori sono state 11.909 nel 2022.

Rispetto al biennio 2020 – 2021, quando l’Italia ha affrontato l’emergenza sanitaria e si è trovata a vivere con gli effetti negativi del lockdown, le segnalazioni al 1522 hanno subito rispettivamente una contrazione di 3.799 e 4.363 unità. Se il confronto si estende al periodo pre-pandemico, la lettura cambia ancora. Nel 2022 le chiamate effettuate al 1522 hanno visto un incremento del 21,51% rispetto all’arco temporale 2013-2019.

Nuove norme e misure per contrastare la violenza di genere

Che ci sia ancora tanto lavoro da compiere è inconfutabile. A livello normativo, in Parlamento si sta discutendo della proposta di legge per rafforzare le misure contro la violenza di genere. Dopo l’approvazione all’unanimità alla Camera, il disegno di legge firmato dai Ministri Nordio, Roccella e Piantedosi è, nel momento in cui scriviamo, in discussione al Senato.

Nelle intenzioni del Governo, come riportato dal Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un post, il quadro normativo dovrebbe potenziare “le misure di tutela delle donne in pericolo grazie ad una maggiore prevenzione – ammonimento, braccialetto elettronico, distanza minima di avvicinamento – l’arresto anche in flagranza differita e soprattutto attraverso tempi stringenti – 20 giorni – per valutazione da parte della magistratura del rischio e applicazione delle misure cautelari.

Abbiamo aumentato considerevolmente i fondi per il piano anti-violenza e per la tutela delle donne in uscita da situazioni di violenza. È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole con i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione così come la campagna di diffusione del numero verde anti-violenza 1522, anche attraverso il coinvolgimento del mondo dello sport.”

Il cambiamento passa dall’educazione e dalla cultura

Le leggi devono essere accompagnate pure da un investimento sul piano educativo e culturale. Iniziative come l’inserimento dell’alfabetizzazione emotiva nel piano di studi delle scuole primarie e secondarie sono necessarie e devono essere incentivate. Educare alle relazioni le future generazioni significa promuovere il rispetto, l’uguaglianza, l’inclusione e contrastare ogni forma di violenza.

Il cambiamento deve essere innescato altresì da una rivoluzione culturale e linguistica. Perché la lingua, come ha scritto benissimo in un articolo Carlotta Vagnoli, autrice, attivista e content creator, “non è mai neutrale e ogni termine è permeato da meta-significati che si sono stratificati nel tempo fino alla normalizzazione”. L’utilizzo di termini bellici e predatori anche in amore è figlio di un retaggio culturale e patriarcale che deve essere soppiantato. Purtroppo, nel linguaggio comune e nella cultura di massa si utilizzano epiteti, termini e parole che sbilanciano il rapporto, a tal punto da accostare la donna ad un oggetto da possedere.

Anche noi, in qualità di professionisti dell’informazione e della comunicazione, dobbiamo riportare un crimine violento, come un femminicidio, con la giusta sensibilità, con onestà intellettuale e con le parole più appropriate, attendendoci ai fatti e rispettando sempre la vittima e i suoi famigliari, soprattutto i figli di una donna uccisa, che piangono la perdita di una persona cara.

Contrastiamo insieme la violenza

Che si additi qualcuno o qualcosa, che si incolpi uno piuttosto che un altro, che si accendano dibattiti su chi è più o meno permissivo, che si richiamino certi cliché, vuol dire non cogliere certi segnali. La violenza è una piaga sociale che deve essere combattuta. Con le energie di tutti. Con la responsabilità di tutti. Esimersi dal farlo è impensabile.

Per trattare il tema della violenza di genere e della lotta ai femminicidi, noi di risorse.news abbiamo deciso di offrirvi una serie di articoli. Dalle app che sono un’àncora di salvezza alle manifestazioni degli studenti per ricordare Giulia Cecchettin, passando per il pensiero di Carlotta Toschi, avvocato che si occupa di diritto penale, cooperazione giudiziaria europea in materia di diritto matrimoniale, famiglia e minorile, e per le interviste a chi ogni giorno, tanto nel Terzo Settore quanto all’interno di un corpo militare, lotta per salvare le donne, per educare gli uomini e le future generazioni e per rendere migliore il mondo in cui viviamo, vi forniremo storie interessanti ed esempi positivi.

Nelle nostre news troverete spunti di riflessione ed input, ma mai toni eccessivi, pieni di rabbia e veleno. Per quanto dura possa essere la realtà, ogni frase o parola deve essere foriera di valori come il rispetto e l’educazione.

Lo dobbiamo a noi, a voi donne che ci leggete, ad Annalisa D’Auria, Giulia Cecchettin, Rita Talamelli e ad ogni donna vittima di violenza. E pure a tutti quei bambini, ragazzi e uomini che, insieme a noi, gridano: “nessuno può spegnere la voce di una donna”.

Ni Una Menos. Non una di meno.

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