Edifici a zero emissioni dal 2030 e stop alle caldaie entro il 2040: la direttiva del Parlamento Europeo

Nella giornata di martedì 14 marzo il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva che riguarda i nuovi obblighi sull’adeguamento dell’efficienza energetica di case ed edifici (Energy performance of buildings directive), al fine di raggiungere gli obiettivi in materia climatica. Le modifiche apportate hanno consentito che la misura passasse con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti. Per diventare legge la direttiva dovrà ora essere formalmente approvata anche dal Consiglio dei ministri.

Ma in cosa consiste? Perché si parla di case green?

Il contesto

Prima di procedere con l’analisi del testo, va contestualizzata la decisione del Parlamento Europeo. Gli edifici nell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra. Va ricordato che sono già state avviate delle misure per arginare il fenomeno: il 15 dicembre del 2021 la Commissione Europea ha adottato una proposta legislativa di revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, nell’ambito del cosiddetto pacchetto “Fit for 55”. Poi una nuova misura europea sul clima che risale al luglio del 2021 ha sancito sia gli obiettivi del 2030 che quelli del 2050 in una legge europea vincolante.

Cosa dice il testo

La proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, dunque, mira a ridurre ulteriormente e progressivamente le emissioni di gas a effetto serra (GHG) e il consumo di energia nel settore edilizio dell’UE, e a renderlo climaticamente neutro entro il 2050. Inoltre, le azioni contenute nel testo intendono anche ristrutturare e migliorare quegli edifici che performano peggio. 

Nella direttiva si specifica che “tutti i nuovi edifici dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2030; i nuovi edifici occupati o posseduti da autorità pubbliche dovrebbero essere a emissioni zero a partire dal 2028”. Inoltre, nel formulare il calcolo delle emissioni, gli Stati membri dovranno tener conto del potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita di ogni edificio; in tale equazione vanno considerati anche i processi di produzione e smaltimento dei prodotti utilizzati per la costruzione. Un tipo di operazione che potrebbe sembrare utopistica, tuttavia si fa qui riferimento alle nuove costruzioni che già dovrebbero essere state progettate in ottica green. 

Quanto agli edifici residenziali, gli “Stati membri dovranno mettere in atto misure per garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035”. Dunque, un lavoro che si traduce, ad esempio, al cappotto termico, all’installazione di impianti solari e nuovi infissi, climate friendly. 

Per gli edifici non residenziali, invece, i Paesi membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici con le peggiori prestazioni entro il 2030 e, entro il 2033, il 26% di questi, valutando ovviamente i requisiti minimi di prestazione energetica.

Installazione impianti solari

C’è un altro fattore da considerare: l’installazione degli impianti solari. Tuttavia, nel caso specifico, il Parlamento Europeo chiarisce che la misura deve essere adottata se gli Stati membri sono tecnicamente ed economicamente idonei, e il riferimento è solo agli edifici pubblici non residenziali. 

Eliminazione delle caldaie a combustibili fossili

Il passaggio della Energy performance of buildings directive dedicato alle caldaie a gas è uno di quelli che ha sollevato maggiori dibattiti. Lo scopo è quello di eliminare in maniera graduale i combustibili fossili entro il 2040. Dunque, nel testo si specifica che per arrivare a raggiungere l’obiettivo gli Stati membri non potranno sovvenzionare le caldaie autonome a combustibili fossili a partire dal 2025. Tuttavia, incentivi finanziari saranno ancora possibili per tutti quei sistemi di riscaldamento che vivono in forma ibrida, ossia che utilizzano una quota importante di energia rinnovabile.

Direttiva Parlamento Europeo: a chi sono destinate le esenzioni

Il Parlamento Europeo ha previsto anche delle esenzioni. Gli edifici agricoli e gli edifici storici sono esclusi dagli adeguamenti contenuti nella direttiva. In più, i Paesi dell’UE possono decidere di escludere anche gli edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei e le chiese e i luoghi di culto. Ciò per preservare il patrimonio culturale dei singoli Paesi. 

Il relatore per la direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia Ciarán Cuffe (Verdi/ALE, IE) ha condiviso quindi delle riflessioni su quanto determinato lo scorso martedì, ritenendo che la direttiva possa portare importanti benefici anche per le tasche dei cittadini.

La direttiva – ha spiegato – mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per i meno abbienti della nostra società. Questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica, creando al contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l’UE”

Poi un riferimento particolare all’impegno dell’Europa in materia climatica: “Affrontando il 36% delle emissioni di CO2 dell’Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo. Il risultato di oggi dimostra che il Parlamento continua a sostenere un Green Deal che garantisce equità e ambizione, in egual misura”.

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