Il Manifesto dello sport firmato a Parigi da Sinner e Alcaraz

Trovare le parole per descrivere la finale del Roland Garros tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz è impresa ardua. Come Vasco Rossi, potremmo affermare che, oggi (martedì 10 giugno), a distanza di poche ore dall’epilogo che ha premiato lo spagnolo, va bene pure rimanere senza. Con calma capiremo la portata di ciò che si è impresso nelle nostre retine. Quanto visto non è stato tennis, bensì il bello di una disciplina, per dirla alla Adriano Panatta, “inventata dal diavolo“. Non è stata neppure una semplice partita tra i numeri due del mondo, ma qualcosa di più: un manifesto.

Una dichiarazione pubblica piena di passione, pathos ed emozioni, argomentata con contenuti che vanno oltre gli aspetti tecnici e trasudante dei valori più nobili dello sport, quelli che ogni giovane, ogni sportivo e ogni cittadino dovrebbe fare propri.

Affibbiare il termine manifesto a quanto trasmesso in mondo visione da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz non è un’iperbole. È del tutto naturale ed è doveroso. I due firmatari hanno impiegato 5 ore e 29 minuti e 385 colpi vincenti (193 da parte dell’italiano e 192 dello spagnolo) per porre il punto finale sul loro programma. Le loro bordate, rifilate ad una pallina gialla che viaggiava a velocità siderale da una parte all’altra del campo, sono state un mezzo per svelarci il futuro del loro sport e per ribadire a chiare lettere che, dopo i favolosi fab four, i nuovi protagonisti sono loro.

La nuova era del tennis è ufficialmente iniziata al Roland Garros nella giornata di domenica 8 giugno 2025.

Un manifesto che si inserisce nella storia dello sport e della disciplina

Quei cinque set ci hanno infiammato. Non siamo stati derubati di 329 minuti della nostra vita, ma resi partecipi di qualcosa che esula l’ordinario. Chi ha guardato la partita davanti al televisore (in Italia una tv su 4 era collegata con il centrale del Philippe Chatrier) avrà avuto senza dubbio l’impressione di sentirsi parte di un evento storico e di assistere a qualcosa di incredibile, struggente e, al tempo stesso, estremamente bello ed affascinante.

Storico, perché lo dicono i numeri. È stata la finale del Roland Garros più lunga di sempre. Inoltre, aggiungendo anche i dati auditel, si può comprendere quale sia stata la portata della partita. La media dei telespettatori italiani, collegati sul 9° canale e sulle piattaforme satellitari e di streaming, è stata pari a 5 milioni, con picchi minimo e massimo di 3,4 e 7 milioni (per fare un paragone, la debacle della Nazionale italiana di calcio in Norvegia, trasmessa da Rai 1, ha totalizzato, 5,5 milioni nel corso dei 90 minuti di partita).

Incredibile, struggente, bello ed affascinante. Quattro aggettivi per il manifesto dello sport 2025, quattro attributi evidenziati dai grandi tennisti della storia, estasiati da quanto prodotto dai finalisti sulla terra rossa parigina. Roger Federer, ad esempio, ha sintetizzato lo spettacolo in meno di 280 caratteri: “3 vincitori a Parigi oggi. Carlos Alcaraza, Jannik Sinner e il bellissimo gioco del tennis”. Come si può contraddire colui che ha portato il tennis in un’altra dimensione?

Juan Martin Del Potro, che se non fosse stato per i guai fisici e per un polso martoriato da una lunga serie di interventi avrebbe conteso più slam allo stesso Federer e ai vari Djokovic, Nadal e Murray (l’argentino è stato l’unico tennista non europeo a vincere uno degli ultimi 83 slam), sul 6 pari al quinto, ha consigliato gli organizzatori del Roland Garros di prendere una decisione salomonica: “Date la coppa a entrambi. Basta così”. Pure il grande Adriano Panatta, l’ultimo azzurro a vincere il Roland Garros (1976), si è schierato con il gigante di Tandil.

Un manifesto che risveglia le coscienze degli sportivi

Che sia declinato per lo sport, per l’arte o la cultura, un manifesto ha come obiettivi quello di risvegliare le coscienze e di infiammare i suoi destinatari, per poi spingerli all’azione e all’emulazione. Fissando i suoi pilastri, mira a determinare un cambiamento, senza dubbio positivo. A Parigi, nel primo confronto in una finale dello slam, Sinner ed Alcaraz hanno messo al centro dei loro intenti uno dei valori più nobili dello sport: il rispetto.

Rivali sì, ma senza mai dimenticare il fair-play. Anche quando un semplice 15 ha iniziato ad essere decisivo e pesante per le sorti della partita, non hanno mai perso il loro aplomb. Con la massima onestà intellettuale, hanno corretto le decisioni errate del giudice di linea. In poche parole, si sono arbitrati da soli.

In un mondo in cui la furbizia viene premiata e ci si dimentica della lealtà per inseguire ad ogni costo il successo e l’obiettivo personale, il manifesto redatto nel linguaggio universale dello sport dall’italiano e dallo spagnolo ha illustrato al mondo intero la necessità di affermare in ogni azione e in ogni momento la nobiltà d’animo. Se traslassimo questa disposizione su un quadrante, la nobiltà d’animo sarebbe il nord della loro bussola morale.

Questo è un punto di contatto tra due personalità agli antipodi. Parliamo di due ragazzi straordinari per qualità tecniche, etica, comportamento, spirito di abnegazione ed approccio alla professione e alla vita, ma anche estremamente differenti per stile di gioco e per capacità di interpretare i momenti favorevoli. Più elettrico e trascinatore lo spagnolo, più misurato e freddo, come se fosse chiuso in una bolla, l’italiano.

Tutte le emozioni di una sfida (sur)reale

Un manifesto eccezionale deve altresì trasmettere delle emozioni forti. Altrimenti, difficilmente riuscirebbe a tenere ferme per più di 5 ore milioni di appassionati e curiosi. Chiunque abbia assistito alla finale, anche solo per alcuni minuti, ha potuto provare sensazioni di intensità assurda. Spesso repentine e disorientanti, a causa dell’andamento della partita.

Sinner ed Alcaraz, pur palesando un impeccabile self control, hanno giocato anche con le emozioni del pubblico, in modo particolare delle loro mamme (le signore Siglinde Sinner e Virginia Alcaraz sono state letteralmente consumate dal turbinio emotivo provato, a tal punto da lasciare la loro postazione nel rispettivo box per alcuni tratti del match). Ma anche chi ha osservato la partita su un comodo divano non è riuscito a distaccarsi emotivamente dall’esposizione del manifestato riservata loro dai protagonisti in campo. Dalla gioia si è passati in un attimo alla paura e dopo aver riconosciuto la tristezza e la rabbia, si è palesata la sorpresa.

Il manifesto è pronto, anche se verrà aggiornato continuamente. La domanda che vogliamo sottoporvi è la seguente: quanti di voi si riconoscono o si ritrovano in questo documento che mette al primo posto la nobiltà d’animo e che è capace di trasmettere emozioni forti?

Dalla risposta passa il futuro della nostra cultura sportiva.

La speranza è che qualcuno impari qualcosa dalla dichiarazione di Parigi firmata da Sinner e Alcaraz, e pure dalle nostre Sara Errani e Jasmine Paolini, capaci domenica 8 giugno di vincere il loro primo torneo di doppio in uno Slam, per risollevare dalla depressione più profonda e dalla mancanza di valori un movimento o un ambiente.

 

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